Addio al 2020, un anno sicuramente da dimenticare e ricordato per la pandemia da Coronavirus.
Andiamo con ordine. Il 4 gennaio, le maggiori agenzie di stampa battono la seguente notizia: polmonite misteriosa proveniente da Wuhan, in Cina. La news fa il giro del mondo, rimbalza su tutti i quotidiani e siti web: le autorità cinesi avviano un'indagine sulla diffusione di questa misteriosa polmonite virale, con decine di persone colpite. Sui siti online si sono diffusi i timori che il virus possa essere legato alla Sars che, all'inizio degli anni 2000, causò la morte di quasi mille persone. Le prime notizie certe sono state quelle che il virus fosse stato diffuso dai pipistrelli, dove, in alcune aree interne della Cina, vengono addirittura mangiati. Altre fonti, invece, parlano di un una fiala creata in laboratorio per scatenare una pandemia globale.
Proprio da Wuhan si studia il nuovo il virus, denominato in seguito, Coronavirus. Era l'11 marzo quando l'Organizzazione Mondiale della Sanità annuncia questa tragedia senza precedenti nel mondo contemporaneo, segnata da un contatore di morte che tuttora non si è ancora fermato.
Le prime immagini riportano le persone con il volto coperto dalle mascherine, dei luoghi pubblici svuotati dai primi lockdown e degli operatori sanitari sfiniti.
L'eventualità che il virus arrivasse in Europa erano del tutto remote, ma ben presto iniziarono a comparire le prime notizie sui contagi.
L'Italia, come gli altri paesi europei, si ritrova a fare i conti con la prima ondata: si parla di paziente zero, colui il quale ha “portato” la Sars-CoV-2 nella Penisola. Iniziano i primi focolai, dal principio concentrati in Lombardia per poi espandersi in tutta Italia. Le immagini che sicuramente resteranno impresse nella mente sono quelle dei camion dell'esercito in fila, che trasportano le bare delle persone decedute a Bergamo. Fotogrammi dei medici, infermieri, eroi di questa battaglia, con il viso segnato dalla stanchezza e dalla mascherina, impotenti difronte a una tragedia come questa. Marzo è sinonimo di lockdown: l'Italia si chiude nelle proprie case, intonando cori ed esponendo striscioni fuori dalle proprie abitazioni. “Ce la faremo” è il motto. Un'Italia unita nella tragedia, ma forte per uscirne fuori il più presto possibile.
L'immagine di Papa Francesco fa il giro del mondo: in piedi in una piazza San Pietro desolata, in un giorno di pioggia a Roma, prega per liberarci da questo male.
Il 2020 è stato l'anno delle grandi scomparse nel mondo dello sport e dello spettacolo: tragicamente muore Kobe Bryant, in un incidente aereo, insieme alla figlia; dal re del calcio Diego Armando Maradona a “Pablito” Rossi, fenomeno del calcio mondiale degli anni Ottanta. Per non dimenticare Sean Connery, il più celebre tra gli 007 cinematografici. Alla cultura musicale italiana, dove proprio il Covid-19 si porta via Stefano D'Orazio, membro dei Pooh.
Oltre oceano, l'evento più discusso di questo anno sono state sicuramente le elezioni americane, dove il democratico Joe Biden diventa il nuovo inquilino della Casa Bianca e Kamala Herris la prima donna afroamericana vicepresidente degli Stati Uniti. Nei mesi precedenti l'America è stata scossa dalle proteste del movimento anti razzista del Black Lives Matter, sull'onda dell'uccisione da parte della polizia dell'afroamericano George Floyd.
Il lieto fine del 2020? L'arrivo dei primi vaccini in Italia e nel mondo. Le dosi sono state consegnate negli ospedali e nelle Rsa, il 27 dicembre è stata la giornata simbolo per la lotta al Coronavirus, il V-Day che ha coinvolto tutta l'Europa.
Personale medico e operatori sanitari si sono sottoposti alla vaccinazione, per lanciare un segnale chiaro: “Possiamo vincere la battaglia contro il Covid, insieme”.