Ucciso per essersi rifiutato di pagare il pizzo: studente calabrese lo ricorda

La storia riproposta dal coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani

ucciso per essersi rifiutato di pagare il pizzo studente calabrese lo ricorda

La rievocazione della vicenda elaborata dallo studente Stefano Raimondo della classe III sez. C del Liceo scientifico Filolao di Crotone...

Caserta.  

Il coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani propone la storia di un uomo determinato, scrupoloso e carismatico, tanto da guadagnarsi non solo l’antipatia dei suoi avversari, ma anche, paradossalmente, la stima: Mario Diana.

Da agricoltore prima a piccolo imprenditore nel settore trasporti poi non venne mai meno ai suoi principi e venne eliminato da un comando di killer della camorra casalese, tra cui l'autore dell'omicidio di Don Peppe Diana), il 26 giugno 1985 nella piazza di Casapesenna, davanti all'ingresso di un bar.

Oggi della sua personalità caparbiamente fiera e dignitosa rimane un’eco profonda nella rievocazione della sua vicenda elaborata dallo studente Stefano Raimondo della classe III sez. C del Liceo scientifico Filolao di Crotone

"Mario Diana morì all’età di 49 anni. Mario ha iniziato la sua carriera come contadino, seguendo le tradizioni di famiglia. Ma ha deciso di passare all'industria, dimostrando rigore e onestà che gli hanno fatto guadagnare molta stima e fiducia.

Nonostante la minaccia della camorra nella sua terra natia, Mario ha sempre rifiutato ogni contatto con loro. Questa sua fermezza e integrità, però, alla fine gli sono costate la vita. I colpevoli hanno confessato che la camorra non poteva sopportare la sua indipendenza.

Uno dei capi della camorra e autore del delitto, ha persino riconosciuto la nobiltà di Mario, chiamandolo una persona perbene durante la sua confessione e ha anche affermato che Mario è stato eliminato proprio perché la sua integrità rappresentava una minaccia per la camorra.

L'esempio di Mario Diana resterà impresso nei ricordi di tutti coloro che apprezzano l'onestà e il coraggio. La sua storia continuerà a ispirare chiunque lotti per una società più giusta e onesta, offrendo speranza e forza per affrontare le sfide del futuro."  

Sicuramente la limpidezza adamantina di una condotta integra, quella di Mario, scevra da qualsiasi compromesso o ambiguità non può che costituire un modello di riferimento per quanti aspirano a una società libera dall’ ingiustizia e dalla violenza e proiettata verso un futuro finalmente florido per tutti, in quanto la criminalità non solo arricchisce pochi collusi, ma, risvolto ancora più drammatico, prospera in tessuti socioeconomici fortemente in crisi.  La consapevolezza dei propri diritti/doveri può diventare strumento di riscatto e rinascita per la collettività.