Il piano di destabilizzazione della polizia penitenziaria non è nostra fantasia

Carceri, su fatti di Santa Maria Capua Vetere interviene nuovamente Aldo Di Giacomo

il piano di destabilizzazione della polizia penitenziaria non e nostra fantasia

La nota

Santa Maria Capua Vetere.  

“I “video ad orologeria” sui fatti di Santa Maria Capua Vetere che continuano ad essere diffusi, non sappiamo ancora per mano di chi, sono la prova provata che il piano di destabilizzazione contro la Polizia Penitenziaria che abbiamo denunciato non è una nostra fantasia”.

Lo afferma il segretario generale del Spp (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo: “E’ per noi un segnale positivo quello venuto dalla Procura di Caserta che ha aperto un fascicolo sulla pubblicazione di alcuni video. Non si sottovaluti – aggiunge – che in questa fase, le indagini preliminari, gli atti del Pm e della polizia giudiziaria sono coperti dal segreto d’ufficio. Un passaggio delicato, quello dell'inchiesta, cui proprio i video sono una documentazione importante e quindi non certo da far diventare occasione di spettacolo in tv”.

A scanso di equivoci – continua il segretario del Spp Aldo Di Giacomo - ribadiamo la condanna per quanto è accaduto nel carcere casertano rinnovando la richiesta dell’accertamento severo di ogni responsabilità sull’operato di chi ha infangato la divisa e l’onorabilità e correttezza di tutto il resto del personale penitenziario; ma con la campagna di odio nei confronti delle colleghe e dei colleghi che si estende a macchia d’olio dentro e fuori le carceri del Paese – dice Di Giacomo – mettiamo in guardia da quanto sta accadendo e che consideriamo una vera e propria perdita di contatto con la realtà. Opinionisti, commentatori, politici dimostrano di avere la mente annebbiata e una grande confusione non distinguendo chi svolge il delicato servizio di controllo negli istituti penitenziari da chi ha compiuto crimini orrendi, con pesanti condanne, e alimenta l’illegalità diffusa.

Noi non ci stiamo a mettere sullo stesso piano i servitori dello Stato e i criminali che pretendono il controllo del carcere e sono un costante pericolo dell’ordine pubblico e la minaccia per la libera convivenza dei cittadini. Tra l’altro in questo modo si dimostra di non avere alcun rispetto per i familiari delle vittime di assassini, furti, atti di violenza che con un colpo di spugna si vorrebbe cancellare o quanto meno offuscare sino a rivendicare indulto ed amnistia. Per questo la tutela degli “agenti per bene” come li definisce il Ministro Cartabia non può essere un atto formale e necessita di misure quanto più urgenti e decise. Prima fra tutte: individuare le menti e le braccia che tengono le fila del piano di delegittimazione della polizia penitenziaria alimentando un disegno eversivo da cui lo Stato deve difendersi”