Castel Volturno, linea dura contro i migranti. "Così aumenta lo sfruttamento"

La rete solidale interviene dopo la visita del ministro Piantedosi

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"Chi fa leggi sbagliate produce solo irregolarità e sfruttamento: NON sulla NOSTRA PELLE!"

Castel Volturno.  

Dopo la  visita del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi a Castel Volturno che ieri dalla Scuola Forestale Carabinieri ha annunciato una stretta contro gli immigrati irregolari sul territorio, interviene con una dura nota la Rete Castel Volturno Solidale formata da tutte quelle realtà che si occupano di accoglienza e integrazione da decenni sul territorio, ovvero Caritas diocesana di Caserta, Centro Sociale Ex Canapificio, Centro Fernandes , Comboniani di Castel Volturno,  Emergency Castel Volturno e Movimento Migranti e Rifugiati di Caserta. 

"Noi da tempo ci battiamo affinché vi sia un piano per Castel Volturno che favorisca l’emersione, il consolidamento del permesso di soggiorno ed il coinvolgimento dei citadini stranieri in un percorso di formazione e inclusione sociale. Sulla pelle della popolazione italo-africana di Castel Volturno, sulla povertà e sul degrado ambientale di quest’area si parla tanto e si “sparano” numeri sulla presenza dei migranti senza andare al fondo dei problemi, restando sulla linea della propaganda".

Leggi sbagliate produrranno più irregolari

L'invito dunque è a valutare le conseguenze concrete di alcune norme. "Pensiamo alla cancellazione del Reddito di Cittadinanza ed all’introduzione delle norme introdote dalla conversione in legge del cosiddetto decreto Cutro. Se questo governo volesse fare qualcosa per il litorale domitio dovrebbe cancellare la Legge Bossi Fini, approvare una legge sulla citadinanza al passo con i tempi ed abrogare la Legge 50/2023, che ha portato alla crisi del sistema di accoglienza in tuta Italia ed all’introduzione e peggiorato le condizioni dei citadini stranieri regolari. Vogliamo ricordare al ministro che a Castel Volturno i cittadini stranieri che già dopo i decreti sicurezza persero il permesso di soggiorno per motivi umanitari furono circa 2000. Quella emergenza amministrativa che ha reso irregolari uomini e donne che da anni vivono e lavorano sul territorio non è ancora stata recuperata e sanata! Oggi le nuove restrizioni sul permesso di soggiorno per protezione speciale – il cosiddetto permesso per integrazione e radicamento sociale - gettano ancora altre persone nell’irregolarità e nell’isolamento sociale".

"Qui si agisce per togliere il permesso anche a chi già ce l'ha" 

"Siamo, inoltre, molto preoccupati della prevaricazione del potere esecutivo rispetto a quello legislativo: c’è il paradosso che una circolare del Ministero della Pubblica Sicurezza, contravvenendo alla già iniqua e restrittiva legge, vieta la conversione del permesso di soggiorno per protezione speciale!

Ministro lei è a conoscenza di tale gravissima situazione? Lei è a conoscenza del fatto che gli operatori di polizia e dei commissariati, aderendo alla interpretazione più restrittiva della circolare, “respingono” i cittadini stranieri che si presentano agli uffici preposti e che hanno un regolare contratto di lavoro e chiedono la conversione del permesso di soggiorno per protezione speciale? Sa che questi lavoratori perderanno il permesso di soggiorno e diventeranno irregolari? Invece di introdurre norme che favoriscano il mantenimento del permesso di soggiorno si agisce per “togliere” il permesso anche a chi già ce l’ha!

E’ a conoscenza dei ritardi nell’accesso alla procedura di protezione internazionale dovuti anche alla mancanza di personale negli uffici immigrazione? I cittadini in queste condizioni sono resi ancora più ricattabili e vulnerabili, più soggetti allo sfruttamento. La legge produce l’effetto opposto a quello dichiarato: aumenta le persone che non riusciranno ad avere il permesso di soggiorno, che non potranno rientrare nel paese di origine e resteranno sul litorale domitio. Quanto più si rende incerto il permesso di soggiorno più le persone sono ricattabili relativamente alle condizioni abitative e lavorative.

La legge 50 introduce anche delle semplificazioni per ottenere il visto di ingresso per motivi di lavoro, ma abbiamo constatato che, si tratta di un meccanismo criminogeno, basta vedere i dati delle Prefettura di Caserta e Napoli per rendersi conto che circa l’80% dei nulla osta non si trasforma in permesso di soggiorno perché i datori di lavoro dopo l’ingresso formale non sono più reperibili e disponibili. Accade che i cittadini stranieri candidati a rientrare nel decreto flussi arrivino a pagare anche fino a 14.000€ per poi arrivare in Italia e non trovare nessun datore di lavoro ed accettano anche paghe di 2€ l’ora pur di ripagare il debito contratto da tuta la famiglia di origine.

Castel Volturno pagherà molto cara questa scelta 

Le vie di ingresso regolari vanno ripensate, il meccanismo dei flussi previsto della Bossi-Fini va superato, anche nell’ambito di una programmazione, che però deve dare ai cittadini stranieri la possibilità di entrare in Italia con un permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Tramite i nostri sportelli abbiamo invece esempi positivi di inserimento lavorativo per chi è in possesso di un permesso di soggiorno di almeno di due anni. Stiamo assistendo anche nelle province di Caserta e Napoli alla crisi dell’accoglienza provocata dalla scelta del governo di estromettere i richiedenti asilo dal Sistema di accoglienza e integrazione e far gestire ai prefetti i Centri di Accoglienza straordinari senza neanche i servizi minimi tra cui il servizio di supporto legale e socio-sanitario.

Questo territorio pagherà molto caro questa scelta: i richiedenti allocati nei CAS, abbandonati a se stessi, bisognosi di qualsiasi tipo di assistenza, preda dei circuiti dello sfruttamento lavorativo e dell’assoggettamento a cui è condannato chi non ha certezza dell’iter perché, ricordiamolo, chi arriva nei CAS aspetta per mesi per fare le impronte, poi altro tempo per verbalizzare la domanda di protezione internazionale, altro tempo per avere il codice fiscale, altro tempo per essere ascoltato dalla commissione…ed intanto è sempre più distante dai circuiti di inclusione sociale e dalle istituzioni. La nostra rete da tempo propone un ripensamento delle norme, aderente ai bisogni ed alla realtà, ed un piano per Castel Volturno recepito di recente dal Comune di Castel Volturno e dall’Anci che necessita di essere attuato".