"Quel sangue non muore", in memoria delle vittime della strage di San Gennaro

Lunedi 19 settembre, a 14 anni dalla strage, le inizitive nelle scuole di Castel Volturno

quel sangue non muore in memoria delle vittime della strage di san gennaro
Castel Volturno.  

"Quel sangue non muore. Il sangue di Kwadwo Owusu Wiafe, Ibrahim Alhaji, Karim Yakubu, Kuame Antwi Julius Francis, Justice Sonny Abu, Eric Affun Yeboah e di Joseph Ayimbora, come quello del santo che viene commemorato lo stesso giorno, è ancora vivo, nel cuore dei loro cari e nella memoria di chi quotidianamente si batte per un'Italia libera dall'oppressione mafiosa, dal razzismo e dallo sfruttamento di uomini da parte di altri uomini". 

Così la rete di Catel Volturno solidale annuncia la giornata del ricordo e della memoria a 14 anni dalla strage, un fatto di sangue causato dalla camorra a opera della fazione del Clan dei Casalesi che faceva riferimento al boss stragista Giuseppe Setola, avvenuta la sera di giovedì 18 settembre 2008, che ha portato alla morte del pregiudicato Antonio Celiento (gestore di una sala giochi di Baia Verde, frazione di Castel Volturno, sospettato di essere un informatore delle forze dell'ordine) e di sei immigrati africani, vittime innocenti della strage, in due blitz distinti da parte dello stesso gruppo di fuoco, avvenuti a mezz'ora di distanza l'uno dall'altro.

Il massacro degli immigrati, attuato con modalità inedite, causò il giorno successivo una sommossa della comunità immigrata contro la criminalità organizzata e contro le autorità, chiedendo che gli assassini venissero assicurati alla giustizia, un episodio unico nell'intera storia d'Italia. Per fronteggiare la delicata situazione che si era determinata furono immediatamente predisposti dei provvedimenti urgenti varati dal Ministero dell'Interno e dal Ministero della Difesa sulla lotta alla criminalità organizzata casertana e all'immigrazione clandestina.

Uno degli immigrati che si trovavano all'interno della sartoria, Joseph Ayimbora, un cittadino ghanese che abitava a Castel Volturno da otto anni, sopravvissuto fingendosi morto, nonostante la mitragliata di colpi che lo aveva centrato alle gambe e all'addome, riuscì ad avere il tempo di guardare in faccia chi gli aveva sparato e altre due persone. In seguito la sua testimonianza è stata decisiva per riconoscere gli autori della strage. Joseph Ayimbora è poi anch'egli deceduto a causa di un aneurisma cerebrale nel febbraio 2012.

Lo scorso 18 settembre, da Castel Volturno era partito l'appello, fatto proprio dal Sen. Ruotolo e da altri 48 senatori, tra cui Lialiana Segre, Emma Bonino e i capigruppo di PD, M5S e Gruppo Misto, per l'istituzione di una giornata della memoria delle vittime del razzismo e dello sfruttamento, con momenti di riflessione nelle scuole, come quello che si terrà lunedì 19 con gli alunni dell’Istituto “Garibaldi” di Castel Volturno, che attraverso un gioco di ruolo conosceranno le storie degli uomini uccisi nella strage. 

Purtroppo il DDL non ha completato l'iter parlamentare, dopo l'approvazione in prima lettura in commissione affari costituzionali del Senato. "Auspichiamo che nella prossima legislatura la proposta venga ripresa e diventi legge - continuano gli attivisti di CaslVolturno Solidale - Questo Paese, oggi più che mai, ha bisogno di momenti di riflessione collettiva sul rapporto che abbiamo con l'Altro, cioè sul futuro della nostra società civile in un mondo globalizzato. Dobbiamo domandarci e domandare ai nostri giovani se vogliamo costruire ponti o muri tra Stati, tra rive, nelle città, nelle menti. Se vogliamo una società aperta o chiusa culturalmente verso la diversità, cioè verso la novità, la curiosità, la conoscenza. Nelle scorse settimane, sacerdoti, pastori protestanti, imam che operano a Castel Volturno si sono incontrati ed hanno scritto insieme una lettera intitolata "quel sangue non muore" in memoria delle vittime della strage e per la convivialità tra i popoli, ed una preghiera che verrà recitata nelle loro chiese e moschee, che ci invita tutti ad essere strumenti di giustizia e a fare in modo che "dove c’è esclusione fiorisca la fraternità, e dove c’è ingordigia prosperi la condivisione".