"Si tratta di quella che è stata più volte definita "secessione dei ricchi" con varie competenze affidate alle regioni e spese gestite sul territorio ma, per ora, senza finanziamenti per assicurare pari diritti nei servizi ai meridionali. Potrebbe essere il colpo definitivo per un Sud che da 160 anni ha meno diritti e servizi del resto dei cittadini italiani e nel disprezzo della Costituzione italiana - ha spiegato il professore Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico - e poi eravamo noi neoborbonici a voler dividere l'Italia? Forse eravamo gli unici a volerla unire (nei diritti)".
In una nota, il Movimento contesta la riforma: "Nell'assenza di classi dirigenti adeguate, consapevoli e fiere (se pensiamo che molti politici del Sud hanno sostenuto e votato la legge), i meridionali potrebbero iniziare una "battaglia" non "contro" il Nord ma "per" il Sud, iniziando ad acquistare prodotti meridionali per un aiuto simbolico e concreto alla nostra economia. Perché gli incassi e le tasse delle aziende da cui acquistiamo i prodotti resterebbero nelle nostre Regioni". I neoborbonici hanno anche inviato alle regioni e ai comuni del Sud la richiesta di affidare a società o cooperative di giovani meridionali la gestione dei siti di carattere storico-artistico-archeologico e musei (spesso affidati ad aziende padane). "Invitiamo le Regioni a stilare una lista delle aziende che hanno sede legale e pagano le tasse nelle Regioni del Sud. Questo, per ora, è l'unico modo che abbiamo per difendere il Sud, nell'attesa di una classe dirigente orgogliosa e capace finalmente e realmente di difendere la nostra terra e la nostra gente", conclude De Crescenzo.