«Non sono stato io, non ho ucciso Fortuna. Non ero neppure lì quando è caduta. E non ho mai commesso nessun abuso sessuale». Nega tutto, su tutta la linea, il 43enne Raimondo Caputo, accusato di aver violentato e ucciso Fortuna Lofredo, la bimba di sei anni, stuprata e poi lanciata nel vuoto dall'ottavo piano di un palazzo del Parco Verde, a Caivano. Una tragedia che risale al 24 giugno di due anni fa.
L'interrogatorio non è durato molto. Di fronte alla negazione di ogni cosa, il gip Alessandro Buccino Grimaldi, alla presenza del sostituto procuratore Claudia Maone, non ha potuto far altro che chiudere il fascicolo e uscire dalla stanza.
L'interrogatorio si è svolto nel carcere di Poggioreale dove l'indagato si trova per violenze sessuali che avrebbe commesso anche nei confronti dei figli della convivente (ma sul punto continua a ribadire: sono un buon padre).
E sul caso è intervenuto anche il presidente della Repubblica, Segio Mattarella: "Auspico un'inchiesta rapida, ampia e severa".
Ad accusare Raimondo Caputo ci sarebbero alcuni bambini: «La stuprava e la prendeva a calci, l'ho sentita urlare», ha riferito una piccola. Sono state proprio loro a raccontare della tragedia e fornire ai magistrati tutti gli elementi che hanno poi portato all'arresto del presunto pedofilo omicida.
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