Schianto in moto a Posillipo, muore carabiniere in servizio

Inutile la corsa in ospedale, lascia la moglie e 4 figli

Cordoglio del Coisp: “Ancora una ‘normale’ tragedia della quotidianità di un lavoro che nessuno davvero conosce e ci riconosce."

 

“Un altro angelo in divisa che se ne va, in un giorno ‘normale’ della nostra ‘normale’ quotidianità lavorativa. Un altro che lascia per sempre famiglia, affetti, amici e colleghi. L’Italia un po’ meno sicura. Quell’Italia che, però, non lo capisce. Perché ancora tanti non conoscono davvero questo lavoro, e troppi non ce lo riconoscono, con quell’odioso ‘dare per scontato’, con quell’infame ‘sorvolare’ sulla specificità di un compito che nessun altro ha: trascorrere le 24 ore mettendo la sicurezza degli altri prima della propria, che sia in una pericolosa operazione o in un comune servizio che si svolgono, sempre e comunque, a rischio della vita. Un rischio che non si correrebbe se non si appartenesse alle Forze dell’Ordine. Un altro giorno nefasto per tutti quelli che fanno Sicurezza, piangiamo un altro collega che ci lascia, Marco Villani, stringendoci a sua moglie  ed ai suoi quattro figli con tutto l’amore che abbiamo”.

Con queste parole Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, esprime tutto il cordoglio proprio e del Sindacato Indipendente di Polizia per la scomparsa di Marco Villani, 49enne Carabiniere motociclista del Nucleo Radiomobile, Comandante di squadra, morto a Posillipo dopo essere caduto dalla sua moto di servizio, una Aprilia CapoNord 1200cc. Il Carabiniere è stato trasportato all’ospedale Fatebenefratelli, ma è morto poco dopo per le lesioni riportate. Villani lascia la moglie e 4 figli.

“Questo è un giorno di dolore - conclude Maccari -, e purtroppo l’ennesima occasione per ricordare una lavoro fatto di un’attività continua ed instancabile al servizio degli altri, per esaltarne il valore, per lodarne l’impegno ed il sacrificio, come si dovrebbe fare, in verità, in ogni altro giorno dell’anno, invece che offenderlo, calpestarlo, denigrarlo, criminalizzarlo e delegittimarlo come avviene così tanto di frequente”.