Aborto e obiezione di coscienza, Campania maglia nera

La Cgil denuncia: in regione punti IVG inferiore al 30%. Si dia attuazione alla legge 194

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Giornata nazionale per l'aborto sicuro. La media nazionale dei punti di interruzione volontaria della gravidanza è del 64,9%, malissimo la Campania

"Solo in provincia di Bolzano e in Campania si registra un numero di punti per IVG  (l'interruzione volontaria di gravidanza) inferiore al 30 per cento: la Regione si attivi affinché anche sul nostro territorio si raggiunga la media nazionale che è al 64,9 per cento". È quanto denuncia in una nota la CGIL Campania in occasione della giornata mondiale per l'aborto libero e sicuro, alla luce dell'analisi dei dati riportati dal ministero della Salute sull'applicazione della legge 194 in Italia.

"Nonostante nel Paese si registrino leggeri miglioramenti, - continua la nota - anche grazie al ruolo assunto dai consultori per prevenire il fenomeno delle gravidanze indesiderate e dare supporto alle donne che decidono di ricorrere ad un'interruzione, la Campania resta fanalino di coda, a partire dalla qualità dei dati presentati per il monitoraggio. È necessario un maggior investimento sulla qualità delle strutture, per la formazione del personale e l'adeguamento dei dispositivi e delle strumentazioni a loro disposizione. È inoltre necessario garantire l'accesso all'IVG per via farmacologica, come tra l'altro raccomandato dal ministero, nelle strutture pubbliche adeguate, al fine di contenere i rischi collegati al ricorso ad un intervento chirurgico e i costi anche psicologici ad esso correlati. Anche alla luce della recente approvazione della legge regionale per lo psicologo di base, si aumentino i punti di counseling, a partire dalle scuole, per consentire un approccio più consapevole alle questioni collegate alla sessualità e ala salute riproduttiva e si intervenga affinché alle donne straniere, che rivela la relazione del ministro presentano tassi di abortività anche 2 o 3 volte maggiori rispetto alle italiane, siano dedicati percorsi di informazione e sensibilizzazione nonché di prevenzione dal rischio di gravidanze indesiderate. Si intervenga, inoltre, per favorire politiche di conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro, alla luce del dato che vede in aumento il ricorso all'IVG tra le occupate, forse perché preoccupate per le ripercussioni sulla carriera o il mantenimento del posto di lavoro. Infine si ponga fine al fenomeno dell'obiezione di coscienza nelle strutture pubbliche, perchè non accada più che una donna che decida di ricorrere all'IVG possa sentirsi giudicata o rifiutata a causa dell'esercizio di un proprio diritto e di una propria libera scelta".