"Concorso vinto da mesi ma ancora non entriamo in servizio: altro che choosy"

La lettera di alcuni dei vincitori del concorso per funzionari giudiziari

concorso vinto da mesi ma ancora non entriamo in servizio altro che choosy
Benevento.  

Un concorso pubblico e le lungaggini burocratiche che impediscono ai vincitori di entrare in servizio: in questo caso a scrivere una lettera sono i vincitori del concorso per funzionari giudiziari.

"Gentile Redazione, scrivo per rendeVi edotti su una situazione di stallo, che laddove sbloccata apporterebbe un beneficio certo al sistema Giustizia e, quindi, all'intero Paese, oltre a migliorare notevolmente la qualità di vita dei beneficiari. Nelle ultime settimane hanno fatto un gran rumore le dichiarazioni sul presunto gran rifiuto, da parte di molti giovani, al tanto desiderato "posto pubblico", asseritamente per colpa di un loro atteggiamento da "snob" rispetto agli stipendi offerti o, peggio, per l'essere eccessivamente "choosy" con riguardo alle sedi offerte. Al fine di scardinare questa vuota retorica si descrive in breve la travagliatissima storia del Concorso ripam per 2329 funzionari giudiziari, figura di cui i Tribunali italiani hanno un disperato bisogno. La procedura si origina da un bando datato, addirittura, luglio 2019. Dopo una stretta preselezione a mezzo di un primo test, i circa 115mila candidati iscritti sono rimasti appena 7000. Non essendo sufficiente, da bando, questa prima selezione, si è quindi proceduto a complessa prova scritta (a triplice soglia di sufficienza), come da bando, che ha visto appena 2500 candidati superstiti. In tempi in cui, per i concorsi del pnrr, una sola prova basta ed avanza, e pressati dalla urgenza vissuta dalle cancellerie, dopo ben due anni di stop "forzato" a causa covid, i candidati sono stati chiamati, a strettissimo giro, ad un serissimo orale (da 8 materie), che si è concluso con appena 2100 idonei, a fronte dei 2300 posti messi a bando. Da quel preciso momento, a tre esatti anni dal bando, la procedura è stata di nuovo paralizzata da un mix letale di cattiva organizzazione e lungaggini burocratiche, oltre che dalla precisa volontà politica di agevolare le procedure connesse al pnrr, "affossando" tutto il resto. Poco importa se le cancellerie sono al collasso, se la Giustizia arranca, se l'utenza, Avvocati in primis, vede procedimenti vitali rallentati dalla assenza di personale, 2100 innesti, di fondamentale importanza e prevalentemente giovanissimi, restano nel limbo, pur essendo pronti alla assunzione. Presidenti di Tribunale si dimettono per la paralisi derivante dalla assenza di personale, processi di rilievo nazionale rallentano per le carenze di personale, diritti di assoluto rilievo si prescrivono, ma il Ministero della Giustizia pare non volere cogliere con solerzia una opportunità a portata di mano, per ragioni ai più ignote. E poco importa se la agognata accelerazione dei processi e la famigerata riduzione dell'arretrato, senza personale assunto in pianta stabile, diventa nulla più che un miraggio, per la propaganda è sufficiente sbandierare i tempi strettissimi delle assunzioni del pnrr, triennali e senza che lo Stato Italiano appesantisca troppo i propri bilanci. Ricordatelo a chi di dovere, la prossima volta che si accuserà il concorrente di non accettare, rappresentando pure che, oltre alle ragioni ed alle necessità dello Stato, ci sono, in simili situazioni, anche le ragioni del concorrente stesso, che in preparazione e formazione ha spesso speso gran parte del proprio capitale, economico ed umano, meritando quindi rispetto, celerità e stabilità”.