Sulla questione della revoca del permesso a costruire dell’immobile già individuato come sede dell’Asl e dell’esito del ricorso al Tar che ha visto soccombere il Comune di Telese Terme, Vincenzo Fuschini, Marilia Alfano e Michele Martucci che al tempo dei fatti erano consiglieri comunali di minoranza rispondono al Sindaco Carofano con una nota congiunta.
"Il Sindaco Carofano - si legge nella nota - per tentare di nascondere le responsabilità politiche della sua amministrazione sulla questione Asl che ha visto soccombere il comune su tutta la linea, cerca di buttarla in bagarre, di menar il can per l’aia, di alzare polveroni, di coinvolgere altri per giustificare le sue incapacità, per offuscare la verità delle cose, quella verità scandita, in modo lapidario e a chiare lettere nella sentenza del TAR.
Non si permettesse, quindi, di volerci rendere corresponsabili di un problema che era solo nella sua mente e non negli atti amministrativi.
Noi, per cultura di vita ed impostazione politica, mai e poi mai avremmo assunto decisioni tese a complicare l’attività di un procedimento amministrativo che, legittimamente e nel pieno rispetto delle norme, stava determinando la realizzazione di un immobile che avrebbe garantito una nuova sede dei poliambulatori con ricadute positive su tutto il tessuto sociale ed economico della città.
Il consiglio comunale, quindi, si trovò a votare la risoluzione di un problema inesistente e il nostro voto a cui Carofano fa riferimento fu favorevole solo ed esclusivamente con l’intento di impedire la perdita dei servizi sanitari.
Eppure sarebbe bastato non fare nulla!
Infatti, come si evince dalla sentenza del TAR, quella seduta di consiglio comunale non doveva tenersi, perché il Comune non aveva nessun motivo di avviare un provvedimento di revoca del permesso a costruire dell’immobile ubicato di fronte al cimitero, cosa che, poi, determinò il trasferimento dei poliambulatori a Cerreto. Quella seduta di consiglio comunale era viziata da un presupposto errato perché non c’era niente da sanare, non esisteva e non esiste nessun interesse pubblico da garantire! Questo non lo diciamo Noi, ma lo dice il TAR e le parole della sentenza pesano come macigni sull’amministrazione Carofano.
Infatti, nella sentenza, i giudici del TAR scrivono che la revoca del permesso a costruire “avrebbe richiesto una stringente motivazione di interesse pubblico …. una valutazione di prevalenza dello stesso … con gli interessi del ricorrente, anche in relazione al notevole lasso di tempo trascorso tra il rilascio dei permessi di costruire e il loro annullamento in autotutela.” E ancora, l’amministrazione operò secondo “un mero astratto ripristino della legalità violata”. Quest’ultima frase dovrebbe indurre Carofano ad abbandonare, una volta e per tutte, il vessillo della legalità, perché tale concetto non è di sua esclusiva proprietà ma esso è un valore comune e come tale non può essere usato alla bisogna e brandito come una spada contro gli avversari infedeli!
La sentenza colpisce ancora: “l’operazione di cambio di destinazione d’uso dell’immobile per destinarlo a sede ASL fu del tutto palese e in nessun modo portata avanti in modo fraudolento o artatamente celato, dimodochè il ritardo nell’attivazione della procedura di autotutela appare imputabile interamente all’inerzia degli organi comunali”. Ci potremmo fermare qui. E’ chiara l’interpretazione che il Sindaco ha della legalità e a chi sono, invece, riconducibili e ascrivibili le responsabilità, quelle sì vere, della perdita dell’ASL.
Le successive considerazioni del TAR mettono la ciliegina sulla torta di un papocchio politico - amministrativo: “Un ulteriore elemento che indebolisce la pur generica esigenza di tutela dell’interesse pubblico manifestata dal Comune nel provvedimento è costituita dalla proposta di accordo formulata alla società ricorrente, e sulla base della quale è stata convocata una Conferenza di servizi ….. Tale ipotesi di accordo prevedeva il mantenimento della destinazione d’uso dell’edificio a sede della ASL, con il subentro del Comune nell’accordo con la ASL… In sostanza, l’immobile avrebbe mantenuto la destinazione assentita, … Alla luce di tale proposta non è quindi ragionevolmente sostenibile che la destinazione dell’immobile a sede degli uffici ASL contrasti irrimediabilmente con l’interesse pubblico o stravolga gli assetti della pianificazione, dal momento che l’Amministrazione stessa era pronta a mantenerla se sol ne avesse tratto un vantaggio economico.” Insomma, il Sindaco riteneva che la struttura era illegittima se di proprietà privata, sanabile se di proprietà comunale. Ancora una volta, sempre il TAR squarcia il velo sul concetto che Carofano ha della giustizia e della legalità!
Ma, nonostante tutto quanto scritto dal TAR, il Sindaco pensa di infangare la dignità e la coerenza dell’allora minoranza. Piuttosto, oggi desse conto ai cittadini delle motivazioni e delle responsabilità di quelle scelte e rendesse pubblici almeno due dei tre pareri pro-veritate che la sua amministrazione acquisì e pagò a tre illustri avvocati amministrativisti.
Sapendo che non risponderà lo anticipiamo Noi: Carofano sa bene che due avvocati su tre gli sconsigliarono, nella sostanza, di revocare il permesso a costruire perché il comune avrebbe presumibilmente e molto probabilmente perso in un eventuale contenzioso. Invece, l’amministrazione Carofano andò alla ricerca di un terzo parere, sempre a spese di noi cittadini, che consigliasse la revoca del permesso a costruire. I risultati di quella scelta e i danni arrecati ai Telesini sono oggi noti a tutti. Noi, da parte nostra faremo di tutto affinchè questa storia abbia fine e Telese possa riavere i poliambulatori.
Redazione