Mulignane apre Obiettivo T

Sabato al Mulino Pacifico con Gea Martire

Benevento.  

Sabato 7 marzo alle 20.30 Gea Martire presenta Mulignane da un racconto di Francesca Prisco, con Gea Martire, Regia Antonio Capuano, drammaturgia di Antonio Capuano e Gea Martire.

Una storia di donna. Questa donna non ha nome. Ha un’identità che si spande e si diffonde nella solitudine di un femminile che non fa della solitudine fierezza, baldanza, indipendenza, ma timore di inadeguatezza e di bruttezza. La nostra cultura che “fa pantano e feta”, spruzza sulla donna non legata a un uomo un sentore di umido scantinato condannato alla muffa. Come se, poi, essere “legati” fosse il massimo della vita! E la donna, in corsa da secoli verso più ampi orizzonti, rimane azzoppata in questa trappola malefica e frena la corsa. Senza un uomo come si fa?!

E’ triste, è brutto, ci vuole un uomo, ci vuole l’amore… ahè, è ‘na parola! E addo’ sta? Intanto gli anni passano e il vuoto intorno, anzi interno, dilaga. E allora va bene “qualunque”, (sintesi di chiunque e qualunque cosa): un turzo, un arrogante, un pagliaccio, un rimorchio, un’altra trappola pur di arginarlo, quel maledetto vuoto. Pure sesso brutale, spinto, a farsi male, ma quale amore? Sempre meglio che sentire il male di un fallimento, il tormento di non essere mai desiderata. Meglio le fruste, pratiche sado-maso, mulignane (lividi), “sì, vatteme, fammi male”, a coprire più insostenibili dolori. Ma succede, non spesso, a volte sì, e questo è il caso, che a furia di praticare si allenano muscoli sconosciuti che danno nuova forza. E tutto si ribalta. Strade sotterranee conducono alla luce e le mulignane (melanzane) diventano ruoti di parmigiane da servire bollenti, insolita temperatura per la vendetta. Il fatto è che ci piace far saltare gli schemi. Divertendoci. Il tono è comico, come spesso è l’intelligenza, anche se non lo sappiamo.