La Polveriera, Petrocchi e gli intrighi dello Strega

Presentato ieri in città il romanzo del direttore della fondazione Bellonci

Benevento.  

L'espressione è ormai nota. La sensazione ‘di aver architettato una polveriera’ è quella che Maria Bellonci ha usato in riferimento alla sua creatura, il Premio Strega, che fondò con Guido Alberti nel 1947. Da allora lo Strega è il più importante riconoscimento italiano ed è alla sua storia che Stefano Petrocchi, sceglie di dedicare un romanzo che, per titolo, prende in prestito proprio la definizione della Bellonci. “La Polveriera”, edito da Mondadori, è il libro del direttore della Fondazione Bellonci, presentato ieri pomeriggio a Benevento, presso lo Spazio Strega della storica sede Alberti.

Un viaggio contraddistinto da ironia e leggerezza, ma capace di raccontare quegli episodi ai margini: intrighi, polemiche, storie che da sempre costituiscono un secondo cuore del riconoscimento. Un cuore giallo non come lo zafferano che dona il colore all'omonimo liquore bensì tonalità sulfuree come gelide macchinazioni rimandando a quella "polveriera" in cui deflagrano le ambizioni dei maggiori scrittori contemporanei, come suggerisce la Bellonci. La storia del premio viene narrata attraverso una galleria di dettagli insospettati, con particolare riferimento agli anni più recenti, caratterizzati dalla definitiva trasformazione dello scrittore in una figura mediatica.

Alla guida del premio c'è a lungo Anna Maria Rimoaldi, amica ed erede della Bellonci. Personaggio vissuto tutto dentro il Novecento che però riesce nell'impresa di traghettare nella nuova epoca le strutture un po' demodé dello Strega. Per l'io narrante lei è semplicemente "il Capo", l'attitudine al comando fatta persona: tratto del carattere che convive con la altrettanto energica capacità di mantenersi un passo indietro rispetto ai riflettori, e con una vita intima che rimane inaccessibile anche per i suoi più stretti collaboratori fino alla sua scomparsa, avvenuta nell'agosto del 2007. Attraverso il ritratto inedito di una protagonista della vita culturale del secondo Novecento, Stefano Petrocchi ci offre una lettura coinvolgente e acuta delle passioni che inesauribilmente infiammano gli animi e le cronache culturali nel nostro Paese.