Il cibo come straordinario veicolo di narrazione. Tanta ironia, fantasia a piene mani, numerosi viaggi, un po' di musica e un animo sensibile. Ed è subito “Ricette Umorali”.
Il bis dell'apprezzata fatica di Isabella Pedicini, che dallo scorso 7 maggio è in libreria, in due mesi ha già bissato il successo del primo “Ricette Umorali. In principio era la pasta al tonno” del 2012.
E, ieri sera, il progetto letterario ha chiuso la parentesi beneventana di Riverberi, edizione 2015, in una serata all'Hortus Conclusus, tutta dedicata al gusto.
La presentazione del libro della storica dell'arte beneventana ha riscosso una buona partecipazione di pubblico nel giardino progettato da Mimmo Paladino.
La presentazione è arrivata subito dopo il convegno “Babylonia – Tra diritti d’autore & diritti connessi” con le relazioni di Marco Barbone (avvocato), Gianluigi Chiodaroli (Presidente Itsright) e Bruno Tassone (avvocato) e i saluti di Alberto Mazzeo, presidente dell'Ordine degli avvocati di Benevento.
Quindi spazio alle Ricette Umorali della Pedicini che hanno preso il via con una non proprio estiva soupe d'onion nella lettura di Giovanna Maria Berruti.
Una ricetta per analizzare la cucina francese e la sua filosofia. Sì, perché se il primo volume seguiva le 'acrobazie' di una studentessa fuori sede che, per non nutrirsi esclusivamente di pasta al tonno, imparava a cucinare confrontandosi con le ricette della tradizione, il secondo libro segue i viaggi di un 'cervello in fuga' che con sé porta anche il palato.
Il sottotitolo del lavoro, infatti, è Palati in fuga, apericene e altre catastrofi.
A dialogare con l'autrice Mario La Monaca che ha messo in evidenza tutta l'irresistibile ironia di Isabella Pedicini e delle sue riflessioni sul modo di guardare al cibo per leggere il mondo. A partire dalle 'terribili' apericene. Contemporanea declinazione di un buffet in orario pomeridiano-serale che manca, però di un'identità.
“Il bis è molto più estremo – confessa l'autrice – con ricette assolutamente improbabili dal gatorade al tic tac. Un esperimento che mi è valso il nomignolo di Quentin Tarantino dei ricettari”.
Così tra una pizza 'pepperoni' e l'amuchina in gel, Isabella analizza i suoi viaggi e la cultura del cibo diventa metafora della cultura di vita. Tra le ricette descrive le città e le sue atmosfere e scopre le “sofferenze” di quei palati in fuga che soffrono la lontananza da casa soprattutto per il gusto.
Si torna a casa parlando dello Strega, gialla pozione tutta beneventana.
Non prima, però, di guardare al cibo anche dietro un vetro. La ricetta del kinder bueno offre lo spunto per demolire il mondo dei “distributori automatici di merendine” anche detti “il grande fratello dell'apericena”.
L'invito è a una cultura del gusto semplice che rispecchi storie e origini. Perché “offrire del cibo resta la forma massima di accoglienza”.
A impreziosire la serata il commento sul volume di Angelo Nenna e uno spunto per il futuro di ricette umorali in cui, ancora nebuloso, appare un tris... magari dedicato ai digestivi.
A proseguire sulle strade del gusto il pubblico è stato condotto per mano, poi, da Don Pasta. Il perfomer salentino Daniele De Michele, celebrato dal New York Times, mette insieme musica e cucina svelando i segreti della tradizione che, purtroppo, giorno dopo giorno, si perdono tra immensi reparti di supermercati.
I rumori della cucina diventano musica e la ricetta della parmigiana di melanzane un modo di guardare alla vita.
Il cibo torna ad essere base di una comunità e unica via per costruirne i legami.
Nel suo Artusi Remix, utilizzando come punto di partenza il famoso volume di Pellegrino Artusi, Don Pasta crea un nuovo vero e proprio ricettario della cucina italiana, attualizzando il metodo e le riflessioni dell’Artusi con racconti e pensieri sul cibo di oggi.
Una performance spettacolare, golosa e molto divertente.
Ora la strada di Riverberi percorrerà la provincia. Il prossimo appuntamento con il festival è a Pastene, il 31 luglio, con Kelly Joyce che incontra Vincenzo Saetta in “Kelly mon amour”.
Mariateresa De Lucia