“Certo che sapevo l'attività che svolgeva Di Donato, lo vedevo in Prefettura mentre interloquiva con i funzionari, ma non l'ho mai chiamato di notte per chiedergli di risolvere un problema. Quando l'ho contattato, l'ho fatto sempre attraverso il mio capo di gabinetto De Feo”. Parola di Paola Galeone, prefetto di Benevento dal 2014 al 2018, ascoltata questa mattina nel processo nato dall'inchiesta della Digos sulla gestione di alcuni centri migranti nel Sannio.
Quattordici gli imputati – un quindicesimo è deceduto, per altri ventidue è scattata la prescrizione-, tra loro Paolo Di Donato, 54 anni, di Sant'Agata dei Goti, creatore ed il gestore di Maleventum, il Consorzio costituito da più cooperative, ognuna delle quali gestiva una struttura di accoglienza. Galeone, che ha deposto come testimone indicato dai suoi difensori, gli avvocati Pietro Farina e Vittorio Fucci, ha sottolineato che ad “occuparsi dei centri era il viceprefetto vicario Canale che si avvaleva di alcuni funzionari. Stabiliva controlli ed ispezioni, con risultati riportati in verbali che restavano a lui”, ha replicato al pm Rosa, aggiungendo che, se si verificavano casi di sovraffollamento, “non erano a discapito della legalità, degli ospiti e della situazione sanitaria”.
Più breve l'escussione del prefetto Mario Morcone, attuale assessore regionale alla Sicurezza, che dal 2006 al 2010 e dal 2014 al 2017 è stato capo del Dipartimento per l'immigrazione del ministero dell'Interno. Ha precisato di non avere avuto “percezione diretta di ciò che accadeva nel Sannio”, evidenziando che in quegli anni “ad essere sotto stress erano le Prefetture, non Di Donato, un imprenditore che aveva colto l'opportunità del momento”. L'udienza è stata occupata anche da altri testimoni, poi il rinvio al 9 gennaio. Fissati anche i successivi appuntamenti: 27 marzo, 8 e 22 maggio, 19 giugno, quando, se il calendario sarà rispettato, potrebe arrivare la sentenza del Tribunale (presidente Fallarino, a latere Telaro e Nuzzo).
Intanto, come anticipato, sono ventidue gli imputati usciti definitivamente dal processo perchè i reati contestati a vario titolo sono stati dichiarati prescritti. Si andava dall'associazione per delinquere alla turbativa di gara e alla truffa (anche assicurativa), dalla rivelazione di segreti di ufficio al falso ed al bracconaggio.
Si tratta di Elio Ouechtati, 33 anni, di Montesarchio, Carmelo Rame, 69 anni, di Montesarchio, Giovanni Pollastro, 37 anni, di Sant'Agata dei Goti, Nicola Calicchio, 43 anni, di Sant'Angelo a Cupolo, Michele Mammaro, 37 anni, di Sant'Angelo a Cupolo, Livio Ascierto, 50 anni, di Sant'Agata dei Goti, Mohammed Moctar, 36 anni di Sant'Agata de' Goti,Carmine De Rosa, 66 anni, di Sant'Agata dei Goti, Alberto Parente, 62 anni, di Cervinara, Gianpiero Mennone, 51 anni, di Castelvenere, Maurizio Marinaro, 64 anni, di Sant'Agata dei Goti, Nicola Parricelli, 57 anni, di Sant'Agata, Enzo Crescenzo Izzo, 38 anni, di Sant'Agata dei Goti, Maria Patierno, 56 anni, di Sant'Agata dei Goti, Antonio Caporaso, 66 anni, di Campoli, Loreto Izzo, 27 anni, di Sant'Agata, Pasquale Melisi, 57 anni, di Airola, Nunzio Melisi, 28 anni, di Sant'Agata, Rocco Abbatiello, 59 anni, di Durazzano, Angelina Maria Rita Pastore, 60 anni, di Morcone, Giuseppina Pastore, 55 anni, della provincia di Cosenza, Immacolata Carolina Pagano, 49 anni, di Cautano.