Ho dormito poco, non per Champions. La vita è un sogno, un bimbo non l'ha avuto

Pensieri in libertà

ho dormito poco non per champions la vita e un sogno un bimbo non l ha avuto
Benevento.  

Se ho dormito? Poco, come sempre. Ma non c'entra un fico secco la sconfitta dell'Inter nella finale della Champions. La squadra per la quale tifo l'ha giocata alla grandissima, dimostrando che organizzazione, cuore e tecnica possono colmare la sproporzione finanziaria, quest'ultima premiata solo dall'imponderabile: un tiro deviato che finisce in porta, traverse, errori e parate del portiere avversario che hanno fatto pendere la bilancia dalla parte del Manchester City, che si è finalmente iscritto all'albo della nobiltà calcistica internazionale, quello che alcune squadre nostrane possono soltanto immaginare.

Sono stati novanta e passa minuti di passione: un condensato di emozioni forti. Il timore, la fiducia e la speranza, la rabbia e la delusione si sono alternati sul volto di mio figlio. Abbiamo visto la partita insieme dopo aver occupato le posizioni di sempre: un rituale che stavolta non ha funzionato. Bastasse la scaramanzia, sarebbe tutto più semplice.

La delusione è stata tanta, soprattutto per lui. Ma è giovane, avrà modo di rifarsi, ha una vita davanti. Quella che è stata invece negata al piccolo che la mamma custodiva in grembo da sette mesi. Entrambi non avevano alcuna colpa, sono stati barbaramente uccisi da un uomo. Quel bimbo aveva il diritto di respirare, di affacciarsi ad una esistenza che gli avrebbe riservato gioie e dolori. Non aveva scelto lui di venire al mondo, un giorno gli avrebbero spiegato che era stato il frutto di un gesto d'amore. Ha conosciuto soltanto quello che la madre gli ha riservato, proteggendolo fin quando ha potuto.

Ne avesse avuto la possibilità, avrebbe piantato i suoi occhi contro colui che ha affondato il coltello nelle carni innocenti e gli avrebbe detto: vigliacco, che hai fatto? Lo sguardo di un figlio è quanto di più temibile possa esistere per un genitore: attraversa l'anima, ti scava dentro, interpella la coscienza e fa riemergere i dubbi e gli interrogativi di sempre: sono stato capace, come padre, di trasmettergli qualcosa?. Ad esempio, a non mostrificare chi sbaglia, a non agitare il pregiudizio, a lavorare sodo per inseguire un obiettivo, ad accettare un risultato, anche se fa male.

Ah, dimenticavo: per la Champions ci riproveremo il prossimo anno e chissà quante altre volte. La vita è futuro e sogno: stringiamoceli forti, perchè nessuno ce li tolga.