Lo definiscono “sputtanamento”, è una violazione della legge. E non è quella del taglione. Perchè, pubblicare e diffondere in rete la foto, in chiaro o pixellata più o meno, le generalità, il luogo di residenza e ogni elemento che può renderlo individuabile, è assolutamente vietato quando si tratta di un minore, qualunque sia il reato commesso: dall'omicidio al furto.
E' quanto sta invece accadendo, sui social e non solo, al 17enne che ha gettato in un dirupo un gattino, immortalando la scena poi condivisa su un gruppo whatsapp. L'ho scritto ieri, lo ripeto per evitare ogni equivoco: non conosco il ragazzo nè i suoi genitori, il suo è un gesto orribile, assurdo, incomprensibile e ingiustificabile che ha comprensibilmente turbato l'opinione pubblica e non solo gli animalisti. Un gesto che il competente Tribunale di Napoli sanzionerà nelle forme che riterrà più opportune, essendo l'unico organo legittimato a farlo.
Il 'Tribunale del web', quello che infiamma le anime belle e le spinge ad abbandonarsi a commenti a dir poco vergognosi, è al massimo uno sversatoio di rabbia ed ignoranza, anche esse pericolose quando si traducono nell'istigazione a colpire qualcuno. In uno Stato di diritto, in una democrazia garantista, solo un giudice può stabilire la colpevolezza o l'innocenza di una persona dopo aver ascoltato le ragioni delle parti: accusa e difesa.
Tutto il resto è gogna, è richiamo alla giustizia di piazza, alla forche da installare ovunque per vendicarsi del nemico di turno. Che va “sputtanato” senza pietà, che va additato anche quando, a 17 anni, ammette di aver sbagliato. Chi volete, Gesù o Barabba? E la folla, inferocita, urlò: Barabba.