Se il programma stilato sarà completato, con l'escussione di alcuni testi delle parti civili e della difesa, potrebbe chiudersi il 16 giugno il dibattimento nel processo a carico di Daniel Ciocan, 28 anni, e della sorella Maria Cristina, 37 anni, accusati di aver abbandonato Maria, la bimba di 9 anni che il 19 giugno del 2016 era stata rinvenuta senza vita, annegata, nella piscina di un casale a San Salvatore Telesino.
L'udienza odierna è stata occupata dalla deposizione di uno psicoterapeuta che aveva ricevuto dal Pm l'incarico di curare una consulenza sul profilo psicologico di Maria, descritta come una bambina con problemi di integrazione, che aveva difficoltà di relazione con i compagni di classe, che tendevano a metterla da parte. Il professionista ha anche riferito di aver saputo da loro che, nei mesi precedenti la sua morte, Maria avrebbe detto loro di avere un fidanzato di nome Daniel.
Affermazioni, queste ultime, rispetto alle qualila difesa, rappresentata dall'avvocato Salvatore Verrillo, ha sottolineato la loro inutilizzabilità in assenza dei testimoni a riscontro (i compagni di scuola ndr) che il Pm non ha peraltro chiesto.
Come è ampiamente noto, dopo l'archiviazione, nel novembre del 2020, degli addebiti di omicidio e violenza sessuale, i fratelli Ciocan sono imputati di una condotta che è stata così ricostruita.
Secondo gli inquirenti, la sera della tragedia la piccola – i genitori sono assistiti dagli avvocati Fabrizio Gallo e Serena Gasperini--era a bordo della Polo con la quale Daniel era andato a prendere la sorella a Telese. Loro l'avrebbero condotta prima all'esterno del resort, poi nell'area della piscina; quindi sarebbero andati via e l'avrebbero lasciata lì, senza preoccuparsi del fatto che la bimba non sapesse nuotare e che avesse timore dell'acqua, nella quale si sarebbe immersa, perdendo la vita.