Clan Sparandeo. "Crisi emicranica", un imputato non può partecipare all'udienza

Benevento. Slittato al 9 maggio il processo su indagine Dda

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Benevento.  

 

Il processo era in programma questa mattina, ma è slittato al 9 maggio per lo stato di salute di uno degli imputati. Si tratta di Stanislao Musco, 46 anni, di Benevento – aveva già accusato un malore in aula lo scorso 7 marzo ed era stato ricoverato in ospedale -, che il medico del carcere di Santa Maria Capua Vetere ha definito non in condizione di partecipare all'udienza per una crisi emicranica.

Tutto saltato, dunque,e nuovo appuntamento tra meno di un mese per le nove persone coinvolte nell'indagine della Dda e dei carabinieri sul clan Sparandeo. Oltre a Musco, Corrado Sparandeo, 66 anni, Arturo Sparandeo, 41 anni, Gabriele De Luca, 35 anni, Maria Intorcia, 50 anni, Carmine Morelli, 63 anni, Veronica Citarella, 43 anni Floreano Santamaria, 60 anni e Maurizio Zampino, 50 anni, anche loro della città.

Musco, De Luca e Morelli sono difesi dall'avvocato Antonio Leone, Corrado Sparandeo dall'avvocato Luca Russo, Arturo Sparandeo dall'avvocato Gerardo Giorgione, Citarella dall'avvocato Viviana Oliveiri, Santamaria dall'avvocato Antonio Bruno Romano, Intorcia e Zampino dall'avvocato Gabriele Nuzzi.

Diverse le accuse e le posizioni. I fatti risalgono al periodo che va dal settembre 2016 a febbraio 2017.

Ai due Sparandeo viene contestata  l'associazione per delinquere di stampo camorristico, ad Arturo Sparandeo, Intorcia , Citarella, Santamaria un'ipotesi di falso con l'aggravante del metodo mafioso. Attenzione centrata su una richiesta, depositata a fine 2016 a palazzo Mosti, per ospitalità temporanea presso un alloggio assegnato ad una anziana, estranea alla storia. Il motivo? L'assistenza domiciliare alla pensionata.

E ancora: secondo gli inquirenti, Intorcia e Zampino sarebbero responsabili di aver fornito informazioni false al pm in riferimento ad alcuni incontri, quando erano stati ascoltati.

C'è poi il capitolo delle estorsioni, tutte con l'aggravante del metodo camorristico. Quattro quelle ricostruite dall'accusa: la prima, prospettata a carico di Corrado e Arturo Sparandeo, è relativa al mancato pagamento al titolare di un'impresa edile della provincia di Napoli di un importo di 5mila euro per un intervento di ristrutturazione in una casa di via Quasimodo.

Per gli stessi l'addebito di un'estorsione della quale avrebbero fatto le spese dipendente e proprietario di una ditta di ceramica che non avrebbero incassato 6500 euro, il corrispettivo di rubinetteria e arredo bagno. Stessa sorte avrebbe subito il titolare di una ditta di vernici e colori che sarebbe stato costretto a cedere materiale per un valore di 1000 euro. Un episodio del quale sono stati chiamati a rispondere Morelli, Musco e i due Sparandeo.  Infine, De Luca e i due Sparandeo si sarebbero fatti consegnare 100 euro dal gestore di un pub.

Dopo quella del 9 maggio, un'altra udienza è stata fissata per il 13 giugno, quando si svolgerà la discussione.