Non luogo a procedere perchè il fatto non sussiste. E' la decisione del gup Gelsomina Palmieri al termine dell'udienza preliminare a carico dei sei medici della casa di cura Sant'Anna di Caserta e del Fatebenefratelli di Benevento chiamati in causa, a vario titolo, per la morte di una 65enne di Caserta, avvenuta nel 2017 nell'ospedale di viale Principe di Napoli.
Si tratta dei dottori Stefano Mingione, Giuseppe Piscitelli, Maria Carola, Pierpaolo Vergineo, Luciano Palladino, Francesco Giuseppe Biondo, difesi dagli avvocati Renato Iappelli, Davide D'Andrea, Pietro Farina, Angelo Leone, Elisabetta Carfora, Carlo Cennamo, Massimo e Antonio Garofalo.
La denuncia dei familiari aveva dato il là all'inchiesta del sostituto Maria Colucci: punto di partenza, una tac che aveva restituito la presenza di una occlusione intestinale e il presunto ritardo nell'indicazione alla paziente della necessità di un ricovero, arrivato l'11 settembre del 2017, settantadue ore dopo, nella struttura casertana.
La tappa successiva sarebbe stata l'adozione di una procedura chirurgica considerata inadatta contro la patologia individuata, che non si sarebbe tradotta neanche nella rimozione della causa dell'occlusione: una lesione neoplastica del tratto terminale dell'intestino.
Nel mirino anche il trasferimento presso il Fatebenefratelli, ritenuto "inadeguato al trattamento del caso perchè privo del reparto di terapia intensiva e rianimazione". Era il 15 settembre del 2017: la degente era stata nuovamente operata a distanza di nove giorni, con un intervento disposto quando era comparsa una complicanza, la peritonite biliare. A seguire, ulteriori problemi e, infine, il 9 ottobre, il cuore della 65enne si era fermato per sempre.
Nell'indagine erano stati tirati in ballo anche altri otto medici, la cui posizione era stata però archiviata dal Gip dopo la camera di consiglio del settembre del 2021. Oggi il proscioglimento degli altri sei.