La violenza e la libertà

L'intervento dell'avvocato Gino De Pietro

la violenza e la liberta
Benevento.  

Di seguito una riflessione dell'avvocato Gino De Pietro

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"Le novità in materia di Covid non riguardano tanto la campagna vaccinale, che non va veloce come dovrebbe, né i dati della diffusione, che comunque non tranquillizzano dopo il passaggio della Sicilia in zona gialla e il prossimo probabile passaggio alla stessa zona di altre due regioni, ma l’escalation della contestazione alla vaccinazione che è giunta alla violenza.

Si è appreso solo da qualche giorno che il prof. Bassetti, noto a tutti per le sue apparizioni televisive, ha dovuto sporgere decine di denunzie a partire da gennaio e che il prof. Pregliasco, altrettanto noto, vive in una situazione di permanente timore per sé e per la sua famiglia a causa delle minacce che ha ricevuto con vari mezzi. Gli episodi di vera e propria violenza contro giornalisti, attivisti ed esperti si vanno moltiplicando e, allo stato, non sono stati assunti provvedimenti né di polizia né giudiziari nei confronti di nessuno.

Impunemente, per il momento, esponenti di Forza Nuova hanno manifestato al grido, che dalle loro bocche suona blasfemo, di “libertà, libertà” contro i vaccini, contro il green pass, contro tutto.

Sono state chieste le dimissioni del Ministro dell’Interno per motivazioni quando non del tutto false, quantomeno opinabili e poco rilevanti, mentre non una parola si è levata per chiedere una maggiore fermezza nei confronti di questi gruppi violenti che hanno come finalità ultima quella di zittire la scienza e l’informazione per far prevalere i loro slogan fondati sul nulla.

Alcuni di costoro – tra cui anche i tifosi di passate dittature – osano tacciare di dittatoriale la decisione di imporre il green pass senza riuscire a comprendere che, in una democrazia, la decisione assunta dalla maggioranza è vincolante per tutti e che la dittatura è proprio l’opposto.

E l’attacco, come dimostrano i fatti di cronaca, non è rivolto solo contro le decisioni assunte legittimamente dalle autorità, ma perfino contro le opinioni, scientificamente supportate, di eminenti esperti in materia, tacciati delle peggiori nefandezze, come se fossero dei criminali invece che dei medici dediti a svolgere la loro nobile professione volta a salvare vite umane e a proteggere la salute pubblica.

Su tale punto, il primo errore da cui bisogna liberarsi è quello fondato sulla pretesa che tutte le opinioni siano equivalenti. Tale idea è intrinsecamente falsa e fuorviante e conduce a conclusioni arbitrarie. Come nella costruzione di un ponte la relazione di un ingegnere esperto in strutture è fondamentale mentre le affermazioni di mille persone comuni che non sanno di ingegneria non hanno alcun valore, così nella medicina i pareri degli specialisti in materia, fondati sulle evidenze scientifiche hanno un valore che gli slogans anche di migliaia di manifestanti, più o meno violenti che siano, non possono in alcun modo inficiare. Tra chi sa e chi non sa, l’unico parere che può essere preso in considerazione utilmente è quello di colui che sa, in quanto, come è noto dall’aritmetica, la somma di tanti zero è sempre zero.

Del resto, tale differenza ha anche un riconoscimento legislativo, attraverso l’istituzione degli ordini professionali. In Italia, come negli altri paesi occidentali, alcune attività che richiedono specifiche competenze, sono riservate a coloro che hanno conseguito l’abilitazione professionale. Non si può progettare un palazzo senza essere ingegneri o architetti, non si può redigere una perizia geologica, senza essere geologo, non si può curare nessuno senza essere medico. Perdipiù, nella medicina, in particolare, ci sono varie specializzazioni, per cui esistono medici specialisti per ogni singolo gruppo di patologie. Inoltre, da sempre, nelle materie scientifiche, esiste una comunità internazionale di esperti che dialoga attraverso riviste, seminari, convegni, comunicazioni, statistiche, per confrontarsi sulle questioni e individuare soluzioni e protocolli di azione. Tutto questo insieme di elementi fa sì che l’opinione condivisa da quella che viene chiamata comunità scientifica è la più attendibile e la più valida tra quelle astrattamente configurabili. Essa non può essere sminuita dalle opinioni di persone che non possiedono gli strumenti scientifici per criticare le conclusioni di eminenti collegi internazionali di esperti.

Del resto, a riprova di ciò, anche i no vax, quando si ammalano, si recano in ospedale dove trovano appunto dei medici specializzati e non i loro compagni di chat o di manifestazione. E’, inoltre, emerso che taluni si “curano” attraverso mix di farmaci arbitrari e potenzialmente dannosi dialogando con presunti (o veri, questo andrebbe appurato dalle autorità) medici che si discostano da quelle che in gergo vengono chiamate “leges artis” e che sono, in sostanza, i protocolli diagnostico-terapeutici generalmente condivisi a livello internazionale sulla base dello stato della ricerca.

Siamo, in sostanza, all’ennesima riedizione dell’eterna lotta della scienza contro l’oscurantismo, della prova scientifica contro la credenza superstiziosa, dell’analisi razionale contro il pregiudizio cieco.

Non è la prima volta che si rifiutano le affermazioni condivise nella comunità scientifica per rincorrere presunte soluzioni alternative prive di ogni evidenza e che si rivelano fallimentari. Basti ricordare l’episodio del cd. siero Di Bella.

Purtroppo, però, in questa vicenda si è passati dal confronto allo scontro in cui frange di facinorosi - che siano no vax convinti, o che abbiano preso questo argomento a pretesto per le loro scorribande, è tutto da accertare - hanno deciso di intimidire esponenti della comunità scientifica e del mondo dell’informazione, per prevalere, con la violenza, sulla ragione e questo, in un paese libero e democratico non deve essere consentito, perché è l’anticamera del fascismo.

Per questo, va chiesto al Governo e ai Ministri competenti, in particolare, di attenersi alle indicazioni della comunità scientifica e di non abbassare la guardia, di proteggere i nostri esperti e i giornalisti dai violenti e dai facinorosi, garantendo loro l’esercizio delle loro libertà e delle loro professioni, entrambe essenziali al corretto funzionamento della democrazia liberale.

Non è passato molto tempo dall’episodio della testata ad un giornalista di un esponente del cd. clan Spada. Da quell’episodio nacque una tale indignazione che, in poco tempo, il clan Spada è stato debellato.

Speriamo che anche lo stalking cui sono sottoposti alcuni eminenti virologi e le violenze contro i giornalisti facciano sorgere una reazione così indignata che costoro non osino più di tentare di zittire la scienza e l’informazione attraverso la violenza.

Questo il mio auspicio in questo inizio di settembre che è, di fatto, il vero inizio dell’anno in cui tutto ricomincia, dalle attività produttive alla scuola, dalla vita sociale all’università.

Abbiamo tutti un disperato bisogno di normalità e solo l’uso della ragione ce la può garantire".