Altre medaglie premiano l’Italia migliore

L'intervento dell'avvocato Gino De Pietro

altre medaglie premiano l italia migliore
Benevento.  

Riceviamo e pubblichiamo un intervento dell'avvocato Gino De Pietro.

"Si sono appena chiuse le Olimpiadi di Tokyo, nelle quali l’Italia ha conquistato ben quaranta medaglie, quattro in più di quelle ottenute nei giochi di Roma 1960 e record assoluto da quando si disputano i giochi dell’età moderna, perdipiù con un predominio nell’atletica leggera (oro nei 100 piani, nella staffetta 4x100 e nell’alto) che un tempo potevano permettersi solo gli USA, e già l’Italia balza agli onori delle cronache per un’altra medaglia, di tutt’altro genere, ma di enorme valore: la medaglia Dirac assegnata alla scienziata italiana Alessandra Buonanno.

La medaglia Dirac, intestata al Premio Nobel Paul Dirac, viene assegnata ogni anno a quattro scienziati che si siano distinti nella ricerca nei campi della fisica teorica, della matematica e della chimica. La nostra ricercatrice è stata insignita dell’onorificenza per i suoi studi di fisica teorica per ricerche, svolte per quindici anni, nel campo delle onde gravitazionali.

Si tratta di un importante riconoscimento che potrebbe dare un forte aiuto ai – in verità non troppi – sostenitori che la ricerca scientifica vada posta tra le priorità negli investimenti pubblici e privati perché è da quella che dipendono, nel lungo termine, lo sviluppo tecnologico e la crescita economica e sociale.

Questa medaglia, arrivata lo stesso giorno della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi, dimostra che l’Italia eccelle e può eccellere non solo nel calcio, vincendo gli Europei, o negli sport olimpici, aggiudicandosi un numero di medaglie mai visto e ponendosi ai vertici dell’atletica, ma anche nella ricerca scientifica più ardua e più elevata, che l’aveva già vista protagonista, tra gli altri, coi Nobel in Fisica di Enrico Fermi e Carlo Rubbia.

Di Fermi basti dire che è stato il padre dell’era atomica, che è tutto dire. Parlando di Rubbia, invece, non si può non ricordare l’ingiusta umiliazione inflittagli al concorso per professore universitario di Fisica Teorica da parte di una commissione esaminatrice che avrebbe meritato la gogna, visto che, poco dopo, venne insignito, in barba a loro e alle raccomandazioni che avevano certamente subito, del Premio Nobel per la Fisica, per i suoi studi. Forse i componenti della commissione non avevano capito quello che aveva scritto Rubbia nelle sue opere?!

Rubbia, dopo il Nobel, ha coordinato gruppi di ricerca internazionali di assoluto valore. Che cosa hanno prodotto, invece, i componenti della commissione che osò bocciarlo? Nessuno, all’epoca, aprì un’inchiesta, né amministrativa, né tantomeno giudiziaria per accertare come si fosse potuti arrivare ad un tale scandalo e per chiamare a renderne conto i responsabili. La logica delle appartenenze e delle raccomandazioni prevalse sui meriti.

La medaglia assegnata alla prof. Bonanno fa, invece, ben sperare per il futuro.

C’è una profonda analogia tra successi nello sport e nella ricerca: entrambi sono il frutto di anni di impegno e di sacrificio, uniti ad indiscutibile e notevole talento.

Nessuno può riuscire in tali imprese se non è adeguatamente motivato e non è disposto a lottare per “vincere” l’eterna battaglia contro i propri limiti umani, sempre angusti, sempre superabili.

I nemici sono sempre gli stessi: il privilegio ottuso, la logica delle appartenenze, le raccomandazioni, la corruttela, l’inefficienza portata a sistema.

Negli sport, il cronometro e la fettuccia metrica rendono inoppugnabile il risultato. A volte serve il fotofinish o altri strumenti elettronici, ma, in conclusione, nessuno può contestare il risultato della 4x100, nemmeno la squadra inglese di atletica, che, infatti, disciplinatamente, ha indossato la medaglia d’argento senza toglierla, imitando il gesto villano della squadra di calcio.

Nella ricerca, pur non esistendo strumenti così oggettivi e facili da usare, da decenni esistono criteri scientifici per attribuire o togliere valore alle pubblicazioni fatte dagli studiosi e basterebbe usarli diffusamente per dare fiato alla ricerca effettiva e tagliare le carriere fatte di aria fritta.

Se vogliamo tornare ai vertici mondiali anche nella vita culturale e nella scienza, questa è la sfida che ci attende e la sfida comincia dal far funzionare immediatamente e perfettamente le scuole e le università, dopo due anni di DAD (didattica auto diminuita)!".