I vaccini e il buon esempio

L'intervento dell'avvocato Gino De Pietro

i vaccini e il buon esempio
Benevento.  

 

Il tema della vaccinazione, e gli esempi arrivati dal mondo della politica, al centro della riflessione dell'avvocato Gino De Pietro.

 

"Sarà un puro caso, ma si è vaccinato dopo il duro intervento del presidente del Consiglio Draghi che non ha usato mezze misure nell’accusare coloro che non si vaccinano come corresponsabili della possibile ulteriore propagazione del virus. Questo algido banchiere si è trasformato in pochi mesi in un maestro della comunicazione alle masse e contraddice un vecchio adagio: l’abito fa il monaco, eccome.

Se sono vere le propalazioni della massima autorità lombarda in merito, alias Letizia Moratti, secondo cui a giorni in Lombardia si perverrà all’immunità di gregge, Salvini si è vaccinato tra gli ultimi e ben dopo i suoi elettori, tanti anche se sempre meno numerosi. Non ha dato alcun buon esempio, ma si è accodato come quei bambini riottosi che vanno a scuola trascinati dalle mamme per le orecchie e con la minaccia di qualche schiaffone.

Si attende ancora la vaccinazione della Meloni che, evidentemente, è all’opposizione non del governo, come è legittimo, ma del paese e della sua salute.

I buoni esempi sono venuti, invece, dal presidente della Repubblica e dal presidente del Consiglio, che si sono vaccinati, col vaccino per loro rispettivamente previsto, nelle date fissate all’uopo dal sistema sanitario nazionale, senza privilegi o scorciatoie e senza esitazioni. Non così il presidente regionale campano De Luca che, a suo dire per dare il buon esempio, ha saltato la fila e si è vaccinato per primo, addirittura prima degli operatori sanitari, che hanno rischiato la vita in servizio.

Più che il buon esempio di vaccinarsi, ha dato il cattivo esempio di saltare la fila sulla base della propria posizione di potere. Vedremo se qualche giudice troverà il tempo, nei termini prescrizionali, di occuparsi di tale vicenda.

Purtroppo il vaccino ha avuto degli effetti collaterali su Salvini, in quanto gli ha fatto dimenticare, speriamo temporaneamente, il corretto uso della lingua italiana, di cui, quale concittadino di Manzoni, si presume, de iure, la piena conoscenza. Egli ha, infatti, detto che è contrario alla vaccinazione obbligatoria per i “bimbi” dai dodici anni, creando anche l’immagine suggestiva del medico (una sorta di Mengele) che rincorre con la siringa “in resta” a mo’ di lancia, il povero “bimbo” ultradodicenne.

Una volta fatti i complimenti per l’immagine suggestiva creata, si deve rammentare ai lettori che la forma “bimbo” è ritenuta adeguata, dall’uso e dai dizionari noti a chi scrive, per gli infanti e i bambini fino a circa sei anni, dopo di che inizia la fanciullezza che termina, a sua volta, a circa dodici anni. I termini italiani in uso per gli ultradodicenni sono, quindi ragazzo e adolescente e l’uso del lemma bimbo ha solo una funzione suggestiva volta a far concepire questi ragazzi come “vittime” di una vaccinazione feroce e indiscriminata che li vede oggetto della volontà altrui.

Per fortuna, i ragazzi sono più saggi di certi adulti e sanno che, per tornare alla vita normale, di cui hanno gran bisogno, debbono vaccinarsi e lo fanno di buon grado e senza traumi né insulse proteste.

La ministra Dadone, invece, si oppone all’obbligatorietà della vaccinazione del personale scolastico e degli alunni. La motivazione – certamente pregevole come ogni altra presa di posizione dell’autorevole esponente politico dei 5 stelle – non è pervenuta. Il suggerimento, invece, sì e consiste nell’adoperare ogni arte persuasiva per convincere le persone a vaccinarsi.

Se oltre 140 mila morti, migliaia di ricoverati in terapia intensiva coi polmoni danneggiati, una crisi economica senza precedenti fino alla sconfitta nella seconda guerra mondiale, i pareri scientifici di tutti i comitati nazionali, europei, internazionali e planetari, l’esempio di milioni di persone, i provvedimenti di decine di governi non sono stati sufficienti a suadere queste teste dure, cosa potrà mai esserlo? Soccorre un antico proverbio: Se il ciuccio non vuol bere, puoi portarlo fino all’acqua, ma quello non beve. Ebbene, i ciucci dovranno bere, con le buone, se si può, altrimenti con le cattive.

Esiste sempre la possibilità di sospendere dal servizio o licenziare coloro che non sono idonei allo stesso. Credo che la ministra, nel caso debba andare in ospedale o dal medico, non vorrebbe correre il rischio di essere contagiata dal covid per la mancata vaccinazione dei sanitari addetti, orbene è diritto degli studenti di questo paese, che è ancora una democrazia occidentale avanzata, malgrado taluni suoi esponenti, di andare a scuola e non correre il rischio di essere contagiati da professori, personale ausiliario o altri alunni, che piaccia o non piaccia alla Dadone.

Il generale Figliuolo ha già preso, da eccellente stratega quale deve essere un comandante di corpo d’armata, le misure al nemico: entro il 20 agosto vuole i nomi degli appartenenti al personale scolastico non vaccinati, evidentemente per procedere alla necessaria vaccinazione o alla precisa identificazione prodromica a provvedimenti di inibizione. Bene! Peccato che le autorità civili – ministri, direttori generali, presidenti regionali, parlamentari… – non abbiano saputo o voluto far niente, evitando un intervento in merito del commissario.

Chi non ha il coraggio di fare il proprio dovere, è normale che, prima o poi, si riduca a non contare nulla!"