In fila all'ingresso di una farmacia. Mi precedono due signore ultrasettantenni, non credo si conoscano. Indossano la mascherina, fa caldo e una di loro sbotta all'improvviso. “Le sembra giusto che noi dobbiamo rispettare le regole e quelli parlano”?, mi dice, fissandomi negli occhi.
Vorrei risponderle che ha ragione, ma non faccio in tempo. Perchè la pensionata che la precede, più reattiva di chi scrive, piazza il colpo. “Anche io mi sono stancata”, replica, voltandosi verso la nostra interlocutrice, che non aspettava altro per rincarare la dose. “Non vogliono vaccinarsi, e allora se ne stiano in casa e non rompano le scatole a noi...”, afferma con una lapidarietà che non lascia spazio ai dubbi.
Entrano a distanza di pochi secondi e, mentre consegnano al banco le ricette dei medicinali di cui hanno bisogno, ripeto a me stesso che è questa la vita vera. Non quella ovattata e artefatta degli studi televisivi o dei giornali. E' la fatica della quotidianità, dei sacrifici che si fanno soprattutto se non si ha la fortuna di avere qualcuno che possa aiutarti. Spedendo al tuo posto, magari, le prescrizioni del medico.
Quelle due donne potrebbero essere le nostre mamme, le nostre nonne: appartengono ad una generazione che ha pagato un tributo pesantissimo alla pandemia, hanno pochi grilli nella testa ed una dose fortissima dose di realismo che rende per loro insopportabile il clima da crociate che si respira nel nostro Paese. Non è una novità, ma l'emergenza sanitaria lo ha acuito, grazie, soprattutto, alle campagne di propagande della politica e ad una informazione che fa da megafono.
Green pass si, green pass no, vaccino si, vaccino no, apriamo, chiudiamo, riapriamo, richiudiamo. E, poi, il tema della libertà, evocato spesso a sproposito e soltanto per rivendicare la giustezza delle proprie posizioni. Come se non fosse il denominatore comune di un'Italia che ha conosciuto, purtroppo, la dittatura fascista. Tutti amiamo la libertà, tutt'altra cosa dall'arbitrio.
Possiamo scegliere di non vaccinarci per mille ragioni, purchè motivate e non fondate sulle sciocchezze, ma non possiamo impedire ad un governo di decidere che chi ha compiuto quella scelta non possa fare determinate cose, nel nome dell'interesse pubblico, della tutela della salute di una comunità che nella stragrande maggioranza, grazie al cielo, si è sottoposta alla pratica di immunizzazione ed ha il diritto di riprendere le normali abitudini.
Strepitare, urlare a squarciagola e giocare a fare le vittime di chissà quale strategia di oppressione può al massimo tradursi nell'acquisizione di qualche like sui social. Ma quella non è la vita vera. Se non ci credete, provate a rintracciare le due pensionate che ho incrociato per caso e chiedete loro un'opinione. Attenzione: potrebbero stupirvi ulteriormente perchè non è escluso che usino espressioni ancora più dure per testimoniare la loro avversione ad un chiacchiericcio insostenibile. Hanno ragione: non se ne può più.