Impugnata dalla Procura e dai legali delle parti civili (alcuni direttamente, altri attraverso una richiesta di appello) la sentenza con la quale lo scorso 19 gennaio il giudice Francesca Telaro ha assolto, perchè il fatto non sussiste, Gina Pompea Faraonio (avvocati Dario Vannetiello e Angelo Leone), legale rappresentante della 'Fa.Fa snc', la società che gestiva i locali del San Marco, imputata di lesioni colpose ed immissione di fumi dannosi.
Le accuse le erano state contestate nell'indagine sull'intossicazione da monossido di carbonio della quale erano rimasti vittime, il 20 gennaio del 2016, tanti studenti di scuole di Benevento e della provincia che nella sala dell'ex cinema San Marco di Benevento stavano prendendo parte ad un convegno del Festival filosofico del Sannio al quale era stato invitato, come relatore, Massimo Recalcati.
La decisione è stata appellata perchè, a differenza di quanto sostenuto dal giudice, “si ritengono provate le condotte contestate”. Esiste “il nesso di casualità, nessun dubbio che i malori accusati dagli studenti fossero riconducibili all'inalazione di monossido di carbonio, non potendo trovare altra spiegazione”. Nessun dubbio che “il monossido di carbonio, la sera del 20 gennaio 2016, era presente nella sala del cinema, dato confermato dai rilievi dei vigili del fuoco nell'immediatezza e successivamente, attraverso le prove di funzionamento dell'impianto”.
Non sussistono “parimenti dubbi che la causa dell'esalazione del monossido di carbonio risieda nel mancato funzionamento dell'impianto di riscaldamento dipeso dalla condotta omissive e negligente dell'imputato che non ha adempiuto alle prescrizioni normative sulla manutenzione dell'impianto di aerazione, con riferimento alla canna fumaria, per la quale non vi è prova che sia stata effettuata la prescritta pulizia e manutenzione, e che risultava ostruita e malfunzionante così come evidenziato dal perito”.
Infine, nessun dubbio che “il peggio per i poveri studenti fu scampato grazie alla presenza di spirito dei docenti che accortisi del numero rilevante dei malori accusati dagli studenti (giramenti di testa, svenimenti) prontamente li facevano uscire dalla sala interrompendo la manifestazione, è notorio infatti che i monossido di carbonio è una sostanza indolore e incolore e pertanto estremamente subdola e pericolosa che può essere addirittura letale”.
Insomma, una tragedia per fortuna sfiorata, che il pm avrebbe voluto fosse sanzionata in primo grado con la condanna a 3 mesi “perchè la vicenda non può essere ricondotta al caso, ma alla negligenza dell'imputata rispetto alla manutenzione dell'impianto di riscaldamento, della caldaia”. Argomentazioni supportate dalle conclusioni delle sessantasette parti civili, i cui legali avevano proposto che fosse dichiarata la colpevolezza di Faraonio, pur avendo espresso dubbi – lo aveva fatto, in particolar modo l'avvocato Vincenzo Regardi- sulla qualificazione giuridica del fatto, che a suo dire “doveva essere diversa”.
Secondo la difesa, invece, si era trattato di un evento non prevedibile o eliminabile da Faraonio, in possesso del certificato antincendio rilasciato nel febbraio 2012, con valenza quinquennale, per un impianto installato dal Comune in precedenza e sottoposto regolarmente a manutenzione.
Per le parti civili, oltre a Regardi, gli avvocati Roberto Pulcino, Alessandro Della Ratta, Pietro Farina, Tonino Biscardi, Nicola Covino, Pierluigi Pugliese, Mario Cecere, Massimiliano Cornacchione, Elena Cosina, Antonio Laudanna, Nunzia Meccariello, Francesco Iacuzio, Maurizio Giannattasio, Lucio Giuseppe Martino, Mariangela Crisci, Vittorio Fucci, Angelo Montella, Teresa Napolitano, Antonella Maffei, Paolo Abbate, Fiorita Luciano, Mario Izzo, Katia Iannotti, Antonio Suppa e Giuseppe Sauchella.