L'’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale, il 16 giugno, presso i rispettivi circondari dei Giudici di Pace e nei rispettivi Tribunali ricadenti nel Distretto di Corte di Appello di Napoli per il giorno 16 giugno. E' la protesta indetta dalle Camere penali del Distretto dopo l'episodio accaduto lo scorso 20 maggio dinanzi alla quarta sezione della Corte di appello, dove l'avvocato di un imprenditore aveva scoperto, prima dell'udienza, “una bozza di sentenza completa di intestazione, motivazione e dispositivo di conferma, oltrechè della diffusa critica delle doglianze contenute nei motivi di appello, nonché dell’ indicazione delle conclusioni non ancora rassegnate dalle parti”.
Lo stop è stato deciso dopo una riunione in videoconferenza, conclusa con un documento nel quale si legge che la vicenda “ha subito destato sconcerto sia nell’ avvocatura penale, sia nella pubblica opinione, poiché è parso del tutto evidente che la preparazione di una decisione completa in ogni sua parte prima che il caso fosse offerto alla discussione di accusa e difesa e poi vagliato dall’ intero collegio, è espressione di un approccio al giudizio di appello del tutto difforme rispetto ai principi costituzionali del giusto processo e rispetto a quelli codicistici ispirati al necessario ascolto da parte del Giudice delle ragioni di accusa e difesa”.
I penalisti sottolineano che “la relatrice della causa, con grande senso di responsabilità, ha oggi presentato dichiarazione di astensione e che l’ Associazione Nazionale Magistrati, sempre in data odierna, ha correttamente dato a sua volta atto che la vicenda possa aver compromesso l’ immagine di imparzialità che il cittadino deve serbare nei confronti della magistratura giudicante”. ;
Secondo le Camere penali, “l’ episodio si iscrive in un più generale contesto di progressiva marginalizzazione del ruolo del difensore appellante denunziata sempre più spesso dagli iscritti alle singole camere penali territoriali, di cui costituiscono ulteriori – e forse più - gravi esempi: la massiva adozione di sentenze con motivazione contestuale, anche in procedure di particolare complessità e composte di un numero di pagine incompatibile con la durata della camera di consiglio all’ esito della quale esse sono state lette in udienza; la prassi di invitare a “dare per letta” la relazione, che priva i difensori della possibilità di cogliere i punti della causa sui quali occorre richiamare l’ attenzione del collegio; la prassi di invitare le difese a contenere il più possibile i tempi del proprio intervento orale, quasi che questo fosse inutile orpello, ed ostacolo alla definizione delle procedure, non un irrinunciabile momento dialettico”.
Evidenze che “rappresentano motivo di grande allarme per la reputazione della giurisdizione di appello, che, è bene ricordarlo, rappresenta un’ ineliminabile garanzia per il cittadino, che ha diritto ad una rivalutazione piena del merito dell’ accusa ad opera di un collegio, cui è pure demandato il compito di vigilare sull’ operato del giudice di prima istanza”. Da qui la proclamazione dell'astensione, alla quale ha aderito anche la Camera penale di Benevento, presieduta da Domenico Russo