E' una terra magnifica l'Africa, pur coi suoi mille problemi. Una terra di notti stellate, di natura incontaminata, di un'umanità autentica, vera, profonda, spesso dirompente. Una terra in cui il concetto del tempo è molto diverso dalla concezione che se ne ha in occidente: dove persino un secondo in cui non si corre, o meglio, non si rincorre quello che ormai è diventato il Moloch della produttività viene considerato perso. Di qui le allegre strade dell'Africa: quelle sterrate, con fossi qua e là, quelle in cui facilmente ti imbatti in una mandria o magari in un animale meno pacifico di gnu o bufali che ha deciso di stare in mezzo alla carreggiata, o allegri bimbi che corrono, mezzi agricoli e così via.
Colori e calori di una terra magnifica. Caratteristiche che sta assumendo anche l'Appia: una volta Regina Viarum e principale collegamento tra Roma e la Puglia, e oggi dopo migliaia di anni qualcosa di molto simile. Unico collegamento tra Valle Caudina, e più in là casertano, e Benevento: impercorribile al giorno d'oggi tra mezzi lenti, eventuali problemi al fondo stradale, rare ma non impossibili incursioni animali e vari altri imprevisti assolutamente possibili che la rendono un arteria chiave, con le stesse caratteristiche delle strade africane ma con i percorrenti che devono, spesso loro malgrado, muoversi in base a tempi europei.
Una distonia tra l'elemento e l'altro che non può esistere: quello era l'unico collegamento 60 anni fa, ed è l'unico collegamento oggi con traffico aumentato ed esigenze cambiate. Due le soluzioni: nell'impossibilità di adattare la strada agli standard odierni, passando letteralmente in mezzo alle case, creare nuovi collegamenti...oppure cambiare radicalmente approccio su tempi e modi di affrontare la vita adottando “lentezze” non europee. Si scelga in fretta (eh sì, forma mentis).