Pubblichiamo la lettera di un sannita, figlio di un dipendente della struttura riabilitativa Villa Margherita. Una riflessione lucida e altrettanto spaventosa
“Spett.le Redazione,
Vorrei approfittare di questa domenica per poter esprimere qualche perplessità riguardo l'emergenza 'coronavirus'. Perplessità dovute sicuramente a un'impreparazione mentale, credo che nessuno di noi, nel 2020 si aspettasse l'arrivo di una pandemia così violenta.
La storia ci insegna che non è la prima, anzi, basterebbe guardare al secolo scorso e leggere qualche cronaca sulla terribile "Spagnola" che a suo tempo uccise più della "Peste nera" di medievale memoria, per capire che ogni tempo ha avuto la sua dura prova da affrontare.
Dal tardo febbraio stiamo vivendo la nostra, il caso di Codogno, nonostante sia passato poco più di un mese, pare sia diventato un ricordo ormai lontanissimo.
Ricordo bene quel giorno, poiché, per le solite ragioni che sarebbe superfluo elencare, ormai da mesi ho lasciato Benevento e mi sono trasferito in Piemonte, a Torino, non tanto lontano dalla prima zona rossa. Basterebbe leggere i bollettini per rendersi conto di quanto la situazione sia sfuggita di mano a tutti. Questo fine settimana sono stato travolto dalla notizia che ha visto l'esplosione di una bomba nella clinica Villa Margherita. Completamente destabilizzato ormai da venerdì, sto con insistenza, cercando il modo per riuscire a tranquillizzarmi, cercando di razionalizzare questa tristissima pagina della nostra storia recente. Mio padre è un dipendente della clinica, in quanto tale corre un serio rischio di contagio, come mio padre anche tutti i miei familiari. Io sono bloccato a Torino e se dovessi tornare a Benevento non potrei in alcun modo cambiare le sorti dei miei familiari. Sono giorni che leggo commenti spaventosi, addirittura c'era qualcuno che si proponeva come volontario per mettere fine alla clinica tramite esplosivo o incendio, ovviamente con ironia ho sorvolato ma non ho potuto fare a meno di riflettere. Benevento, vanto dei beneventani perché zona bianca non ha minimamente considerato l'idea di potersi ritrovare in questa situazione. Quali misure, oltre quelle suggerite dalla Regione campania e beatamente sottovalutate dai cittadini, sono state adottate per far fronte a un'emergenza di questa portata? Qualcuno segue con sacrificio tutte le regole del caso, sacrificando parte della sua vita in vista di un bene più grande. Tra tutte queste persone c'è qualcuno che non può provvedere al proprio sostentamento e se non ci fossero stati alcuni volontari e vorrei sottolineare volontari, nessuno aveva proposto misure per garantire un minimo di benessere. Ho inoltre saputo che i dipendenti della clinica, nonostante tutto, dovranno continuare a lavorare, dovranno continuare a mettere a rischio la propria salute, questo, devo ammettere con durezza, è giusto. Giusto perché ricoprono incarichi che non possono essere fermati, si mettono a rischio, perché non potrebbero fare altrimenti. Tutti questi impiegati, ingiuriati nei giorni scorsi, per prevenzione non possono rientrare nelle loro abitazioni sapendo che potrebbero veicolare il virus a qualche familiare, allora ho pensato, per l'integrità di tutti di informarmi riguardo servizi per il personale sanitario. Ripeto, non possono tornare a casa e da qui un'altra domanda, quali servizi sono stati messi a disposizione per queste persone che prima vengono definiti "eroi" e all'esterno vengono visti come "untori"?
Ho cercato per almeno tre ore soluzioni, poi ho capito che purtroppo a Benevento il tempo si è fermato e chi di dovere non ha permesso una crescita prima dei cittadini poi delle istituzioni, lasciando che sia solo una strana "provvidenza" a decidere le sorti di tutti. In un quadro del genere mi preoccupo per i miei parenti e per tutta la comunità beneventana, che vedo ormai isolata dal buonsenso civico e da qualsiasi via d'uscita.
Vi sono grato per la lettura, mi stringo e aggiungo un positivo e speranzoso "Andrà tutto bene"”.
Lettera firmata