“Le Mascherine di Monica Non è un titolo di fantasia. No è proprio così! E’ una bella storia, questa, nata ai tempi del coronavirus. Una storia del Sud, delle aree interne della Campania dove neanche il Covid-19 riesce e penetrare più di tanto, dove gli ammalati in provincia di Benevento sono “solo” tre ad oggi. Eppure è una storia che per certi versi fa coppia con quella del Professore Ascierto, quello che sta dando una speranza di cura ai malati”.
E' quanto racconta il geologo Vincenzo Fuschini che prosegue: “Entrambi, infatti, Ascierto e Monica sono originari di Solopaca, il paese del vino DOC. Solo che uno fa il medico al Pascale di Napoli e una, Monica, fa la sarta a Telese Terme e mentre Paolo Ascierto sfida il COVID-19 Monica Pacelli sfida la globalizzazione, quella stessa globalizzazione che dopo la guerra fredda è stata per molti economisti applaudita come la manna scesa dal cielo mentre, oggi, mostra tutti i suoi limiti.
E’ notizia proprio di ieri, per bocca del Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che una fornitura di 70.000 mascherine acquistate da un’ASL di Napoli attraverso il MEPA, il sistema centrale di acquisto della pubblica amministrazione, è stata bloccata in Turchia dove le stesse si producono. Ma non è l’unica storia: la quasi totalità di mascherine disponibili sul mercato in Italia e sul web sono prodotte all’estero. E allora capita che proprio quando le mascherine servono in Italia i paesi che le producono bloccano le esportazioni a vantaggio dei propri cittadini.
E allora Monica da brava artigiana non si è scoraggiata e, a fronte dei tanti, tantissimi cittadini di Telese Terme e non solo, si è messa a produrre mascherine di ottima qualità. In primis le realizzate per le sue figlie e per la sua famiglia visto che ne erano sprovviste, poi, gli amici l’hanno presa d’assalto. La mascherina è composta di due strati di purissimo cotone sovrapposti a formare una sorta di tasca al cui interno è possibile mettere dei fazzoletti di carta, delle garze o, meglio, del TNT, tessuto non tessuto, ed il costo è pari al solo alle spese di realizzazione, quindi nessun lucro come sta invece avvenendo in tutto il mondo.
In effetti, Monica si è ispirata a quello che succedeva qualche anno fa negli ospedali: le mascherine erano in cotone e una volta usate venivano lavate e sterilizzate come tutti gli altri dispositivi che si indossano. Oggi, invece, anche il mondo medico, coinvolto dalla globalizzazione, è costretto a comprare delle mascherine a prezzi stracciati la cui produzione non è in Italia e la cui qualità è certamente discutibile. Ma a quale prezzo: siamo veramente certi che nella filiera della produzione e commercializzazione queste mascherine non vengano contaminate? quando servono, come in questo momento, sono immediatamente disponibili? l’usa e getta è un sistema veramente economico e conveniente a fronte della possibilità di riuso come quelle realizzate da Monica?
Ad oggi abbiamo avuto una prima risposta: la piccola “Davide” ha segnato un punto a suo favore contro i “Golia” della produzione e commercio globale. Brava Monica”.