Rotondi, il centro destra che brancola nel buio e i fantasmi del campo largo

La città ha bisogno di domande giuste, che aggreghino su una visione non banale del futuro

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Avellino.  

Ricevo e volentieri pubblico, commentandola, questa nota dall'onorevole Gianfranco Rotondi, che mi offre l'opportunità di fare un breve riassunto sulle condizioni della politica in questa città.

Gentile Federico Festa,
ho letto col consueto interesse l’articolo sullo stato del centrodestra in Irpinia e rispetto, naturalmente, l’opinione dell’autore.
Vorrei solo rettificare la valutazione secondo cui alle ultime elezioni avrei scelto la candidatura irpina come male minore, avendo Forza Italia destinato i collegi sicuri ad altri.
Vorrei precisare che la mia candidatura non era in quota Forza Italia, bensì ‘verde è popolare’, partito del quale sono presidente. È inesatto anche dire che non mi era stato riservato un collegio sicuro, tant’è che sono stato eletto deputato, oltre che ad Avellino, anche a Siracusa, dove francamente l’elezione era più che blindata, tant’è che i miei avversari me lo hanno rinfacciato per tutta la campagna elettorale.
Può piacere o no, ma la mia scelta di candidarmi ad Avellino é stata un gesto di amore verso la provincia, in un momento in cui a chiedermelo era tutto il centrodestra nonché vaste aree di origine democristiana disposte a sostenere la Meloni a condizione di poter votare per un candidato identitario.
Mi sono reso volentieri disponibile,s perando di poter dedicare le energie della maturità alla terra in cui sono nato e nella quale ho mossi i primi passi di un lungo viaggio che mi ha portato a rappresentare realtà molto diverse dal profondo nord al profondo Sud.
Con amicizia
Gianfranco Rotondi

Immagino il fastidio e l'impegno dell'onorevole Rotondi nel dover trovare la migliore alchimia diplomatica, per tenere il punto ma spiegare, a uno spaccapietre come me, di aver scritto una mezza fesseria.

Non essendo mai mosso da intenzioni malevole, mi scuso volentieri per la parte sbagliata e spiego meglio la mezza non compresa. Le evoluzioni matematiche della politica, chi candida chi e in quale collegio, perché un collegio è blindato e un altro deve essere conquistato, non mi hanno mai appassionato. Persino Ciriaco De Mita, un giorno per caso in Transatlantico, si impegnò tantissimo parlandomi di teorie delle corde giuste, che sono tutte dentro i partiti e non tra partiti. Ma l'aureo e irripetibile spiegone non attecchì.

Continuo a essere legato alle questioni, magari spicciole, molto concrete, da gente comune. È evidente che il centrodestra brancoli nel buio riguardo cosa fare per le amministrative di Avellino. Tentavo di parlarne approfittando delle evoluzioni di schieramento del consigliere regionale Livio Petitto, molto rapide per non essere interessate dal prossimo voto. Sarò molto più chiaro: è la stessa situazione all'interno dello schieramento del centro sinistra, che ora chiamano campo largo, per far dimenticare le bastonature ricevute dentro le urne per ben due volte. Il Pd visto a Parco Palatucci è la rappresentazione di fantasmi chiamati a gestire un futuro che non capiscono.

È urticante rilevare come Fratelli d'Italia debba affidarsi alle note di un commissario di partito per sollevare la questione della mensa scolastica ad Avellino. Ed è irricevibile che anche altre anime del centrodestra, nel comune capoluogo, debbano affidarsi a commissari calati dall'alto. La politica, i volti necessari, dove sono?

Attualmente, tutti si pongono la domanda sbagliata: sei con il sindaco Festa o contro? Mentre nessuno è in grado di sostenere la questione vera, profonda, quella capace di incidere nelle sorti elettorali: ci vivi bene in questa città? I tuoi figli, che almeno si sono divertiti a ferragosto, hanno le stesse opportunità di una città media del centro nord? E perché no?

L'amico Gianfranco Rotondi dovrà riflettere su questo, così come i fantasmi del Partito democratico, insieme a tutti i bimbi sperduti del campo largo.