Le immagini della Sanità Campana sono ormai di rilievo nazionale, se ne occupano quotidianamente testate giornalistiche ed emittenti, mentre i riferimenti Istituzionali sono impegnati nel taglio di qualche nastro ed in sfilate che hanno il sapore della beffa.
Avere un problema di salute in questa regione e nella nostra provincia diviene una odissea ed i numeri in questo sono un dato incontestabile. Le ore di attesa nei pronto soccorso o i ricoveri in reparti che mancano di una vera attenzione al paziente sono l’emblema di un fallimento che può e deve essere addebitato ad una classe dirigente distratta, che si preoccupa più di occupare qualche casella, che della cura del cittadino e della creazione di strutture di sostegno per l’ammalato e la sua famiglia.
Dalle liste di attesa chilometriche, alla mancanza di personale, alla individuazione di standard di assistenza che rimangono carta straccia, c’è ormai una condizione emergenziale, aggravata dalla pandemia. Altro che sanità campana fiore all’occhiello della nazione.
Azione si è occupata in questi anni più volte della questione, ha provato a sollecitare in più circostanze interventi mirati soprattutto con riferimento alle categorie più fragili, trovandosi al cospetto di un muro di gomma.
Non vi è più neanche la dignità ed il senso della vergogna in chi gestisce i processi, ci si arrampica sugli specchi, e ci si nasconde dietro una eccessiva burocratizzazione o mancanza di fondi.
Irpinia in Azione è invece convinta che il problema sia diverso e si debba concentrare sulla mancanza di capacità di chi della politica ha fatto una questione personale e di quei manager che difettano di cultura gestionale ed anche umana.
Nessuno paga e nessuno viene rimosso, sono eterni e si spostano di poltrona in poltrona, senza che nessuno si chieda quali risultati abbiano raggiunto.
Servono gli ospedali, nessuno lo mette in dubbio, ma dovrebbero essere l’ultimo tassello di una lunga serie di servizi che riguardano l’ammalato, il quale dovrebbe essere aiutato nella fase che precede e nella fase che segue l’eventuale ricovero.
Se è vero che il Servizio Sanitario Nazionale va riformato, tenendo conto anche della evoluzione sociale ed anagrafica di una comunità, è altrettanto vero che la regionalizzazione della Sanità ha completamente stravolto il principio di eguaglianza sostanziale tra i cittadini.
In Campania migliaia di fragili restano senza nessun tipo di sostegno nella loro condizione di invalidi.
Se qualcuno vive l’esperienza di una comunissima frattura, o se a causa di un intervento ha bisogno di un piano di Riabilitazione domiciliare o di un percorso di assistenza domiciliare, entra in un girone infernale dal quale non esce se non dopo una media di sei/otto mesi dalla richiesta agli uffici.
Non ci sono santi in Paradiso che tengano, se non si è disposti a pagare si resta abbandonati a se stessi, con costi sociali altissimi.
Irpinia in Azione deve constatare con amarezza che della questione non si occupa nessuno dei riferimenti politici del territorio. Esistono amministratori che pongano le domande giuste e che siano attenti ai bisogni delle proprie comunità?
Possibile che l’unica attenzione sia rivolta alla composizione delle liste per le amministrative, possibile che l’unica voce diretta e cosciente sia quella di qualche coraggioso, che da anni si batte per il riconoscimento del diritto alla corretta gestione dei servizi alle persone fragili?
Possibile che qualcuno sia convinto che, per risolvere i problemi, basti immaginare qualche tavola rotonda, alla quale sedersi per filosofeggiare senza immaginare azioni dirette a rimuovere gli ostacoli?
Per Irpinia in Azione la Sanità non è mercanteggiabile, non è uno scambio poltico-elettorale, è una priorità e pertanto, in questa logica investirà i riferimenti regionali e nazionali della questione, aprendo un dibattito serio perché occorre analizzare le criticità ed offrire delle soluzioni rapide ed efficaci. La gente non ha i tempi delle singole scadenze elettorali.