Di Maio: "Sono nato ad Avellino, da qui parte la nuova sfida"

Stoccata a De Mita: "Ha fatto carte false per restare 30 anni in Parlamento"

Avellino.  

 

di Pierluigi Melillo

Un bagno di folla per Luigi Di Maio, che arriva da Salerno in ritardo sulla tabella di marcia. Ma affonda subito i colpi: "De Mita dice che racconto favole? Salutatemelo", si limita a rispondere ai giornalisti che l'assediano all'Hotel De La Ville. La sala dove parlerà è già stracolma, ma fuori sono rimasti almeno altre trecento persone che volevano ascoltare il suo programma di governo. Di Maio evita di scivolare nella polemica personale, lui è candidato premier e non può permettersi di scadere nello scontro locale. Ma nel suo intervento i riferimenti ad Avellino non mancano. "Lo sapete, sono nato qui all'ospedale Moscati, ma vivo da sempre a Pomigliano d'Arco. Ma conosco questa terra che ha grandi valori e risorse imprenditoriali". Poi, quando parla delle regole che il Movimento impone ai candidati c'è un riferimento diretto ai vecchi parlamentari del territorio. "Noi siamo chiari: c'è il limite dei due mandati parlamentari. Invece ci sono stati politici partiti da questa terra che per 30 anni sono rimasti nel Parlamento facendo anche carte false".

La sala del De La Ville si è rivelata insufficiente per tutte le persone sbarcate ad Avellino che volevano ascoltarlo. Di Maio lancia i candidati che sono al suo fianco sul palco: "Gente che vive qui e che si è candidata rischiando senza paracadute. Fidatevi di noi perché non vi tradiremo". Il candidato premier fa un riferimento anche alla sua sfida di Pomigliano. "Per me è naturale candidarmi nel territorio dove vivo. Non capisco Sgarbi che da assessore alla cultura in Sicilia viene nel mio collegio e ogni giorno impreca contro di me. L'invito che faccio alla mia gente è di accoglierlo con la nostro proverbiale correttezza, gli offrano un caffè. Questi avversari si battono con un sorriso". Più diretto Carlo Sibilia contro De Mita che aveva attaccato il Movimento: "Lui con la candidatura del nipote ha firmato il suo testamento politico, noi guardiamo avanti". E la consigliera regionale Valeria Ciarambino aveva infiammato la platea annunciando che "d'ora in poi Avellino non sarà più ricordata per essere stata un feudo di un politico ma solo per aver dato i natali a un presidente del Consiglio degno di questo nome".