Vini irpini, ecco perché è guerra aperta nel Consorzio

La nota dell'organismo di tutela chiarisce le fibrillazioni tra i consiglieri

Avellino.  

«Da tempo siamo oggetto degli attacchi concentrici di un gruppo di personaggi, alcuni dei quali operanti dentro la filiera, altri invece che, per vicende personali e varie, si sono scagliati con pervicacia meritevole di miglior causa contro chi ha operato in favore del consorzio medesimo». Inizia così la nota del Consorzio di Tutela dei Vini Irpini che alle prese con una riorganizzazione interna dettata dalle dimissioni di alcuni consiglieri. 

«E’ opportuno precisare che i dimissionari sono stati eletti proprio su invito e proposta degli altri consiglieri, e nominati all’unanimità insieme agli altri, poiché nessuno ha mai operato nel consorzio di tutela secondo logiche di maggioranza o minoranza. Ad ogni tornata di rinnovo delle cariche sono stati infatti avanzati inviti pubblici a candidarsi e in base alle disponibilità raccolte è stato composto l’organo di amministrazione, in buon accordo, nel numero corrispondente alle aspettative dei soci».

«Il disegno di contrasto al consorzio si è ormai delineato chiaramente: punta ad abbatterlo per favorirne un altro concorrente, come è emerso da alcune dichiarazioni pubbliche. Già si lascia intuire che i viticoltori ‘portati in dote’ da alcuni consiglieri dimissionari potranno essere ‘asportati’ e dirottati verso la fantomatica auspicata iniziativa alternativa. L’idea è stata ed è, dunque, di usare certi viticoltori, più o meno consapevoli, come merce di scambio, da calare nel piatto in cambio di poltrone in consiglio o incarichi di gestione, il che appare del tutto fuori luogo, in generale e a maggior ragione rispetto alle cose di cui si tratta».

Praticamente, il Consorzio di Tutela denuncia un vero e proprio disegno strategico volto ad indebolire l'organismo colpendolo all'interno dei suoi organi di gestione. «E' paradossale - prosegue la nota - che la pietra dello scandalo sia stata l’organizzazione di un convegno il cui programma, peraltro, non era mai stato posto in discussione e approvazione nella sede consiliare. Era dunque dovere dei consiglieri entrare nel merito e fornire il proprio contributo per eventualmente migliorare quel progetto. E invece, di fronte ad alcune perplessità, poste in modo del tutto propositivo e provenienti da più parti, i dimissionari hanno preferito prima lo scontro, poi la rottura, quindi il fango in piazza».

Di qui le accuse nei confronti di Milena Pepe e la richiesta di dimissioni dalla carica di presidente del Consorzio. «È bene sottolineare come le accuse rivolte alla giovane donna presidente protempore del nostro sodalizio non abbiano riguardato sue qualità professionali, che nessuno invero ha mai posto in discussione, bensì si siano concentrate su una presunta imperfetta conoscenza della lingua italiana, essendo la stessa, com’è noto, di origine belga. Crediamo e speriamo che il tempo delle polemiche e della rincorsa a piccole ambizioni personali possa finire una volta per tutte: l’invito è a lavorare seriamente per il consorzio di tutela e per la filiera dei vini d’Irpinia dal suo interno, collaborando democraticamente, a partire già da settembre quando, alla luce delle dimissioni di alcuni consiglieri e della conseguente necessità di procedere ad una fisiologica riorganizzazione, si ribadiranno le linee guida e le priorità per i prossimi mesi».