E' un grido d'allarme e di dolore quello sollevato dal presidente della Confcommercio Avellino Oreste La Stella che scrive al ministro Giorgetti, al governatore De Luca e al Prefetto di Avellino per sollecitare la riapertura delle attività commerciali.
Ecco il testo della missiva:
La presente per richiamare l’attenzione delle Autorità in indirizzo, ciascuna per quanto di propria competenza, sulla situazione di grave sofferenza che stanno vivendo le aziende commerciali ed in modo particolare tutte le imprese sottoposte a chiusura forzata del territorio della provincia di Avellino inserite in zona rossa.
La proroga dello stato di emergenza sanitaria conseguente all’epidemia da COVID-19 ed il perdurare delle misure restrittive imposte a livello nazionale per il contenimento del contagio hanno ulteriormente aggravato la situazione economica delle imprese costrette da oltre un anno a continue e lunghi pel iodi di chiusura imposti in base all’andamento dei dati epidemiologici ed alla conseguente all’azione cromatica della regione di appartenenza.
L’ impossibilità di programmare per tempo e svolgere in modo continuativo la propria attività di impresa ha determinato il crollo dei fatturati rendendo impossibile sostenere i costi di gestione (fitti, stipendi, bollette, contributi previdenziali imposte, e tributi vari, affidamenti bancari….) e pagare i fornitori, mettendo a serio rischio la sopravvivenza dell’intero comparto con iirimediabili conseguenze sui bilanci delle famiglie dei titolari e degli stessi dipendenti, per i quali le misure di sostegno e gli annunziati ristori si sono rivelati del tutto inadeguati ed insufficienti per sopperire ai mancati introiti.
Sotto tale ultimo aspetto sarebbe auspicabile l’introduzione di anno bianco sia sul piano fiscale che previdenziale così da dare ossigeno alle imprese ed evitare il ricorso ad un ulteriore indebitamento che si rileverebbe fatale in un contesto reso precario dalla carenza di liquidità. Di questo passo si assisterà inevitabilmente alla scomparsa del tessuto commerciale sano su cui si fonda il sistema socio-economico del nostro Paese ed alla progressiva desertificazione delle aree urbane per il crescente numero di saracinesche definitivamente abbassate; mentre si stanno creando, per assurdo, le condizioni che favoriscono il rischio concreto iappresentato dai fenomeni di penetiazione nel sistema imprenditoriale della criminalità organizzata sempre pronta a riciclare i capitali provenienti dalle proprie attività illecite.
Non si può far a meno di sottolineare che l’apertura dei negozi di vendita al dettaglio del food e del no food, quali a titolo esemplificativo e non esaustivo quelli di prodotti di abbigliamento ed accessori nonché quelli di articoli di bigiotteria e preziosi, se svolta come già avvenuto nel rigoroso rispetto dei protocolli di sicurezza a suo tempo varati e che potrebbero essei’e ulteriormente rivisti in chiave di maggiore pi’udenza e rigore, non può essere ritenuta causa determinante di un peggioramento della curva deì contagi.
Va poi ricordato che dopo il primo lockdown tutti gli operatori delle categorie rappresentate, nonostante le casse vuote, hanno affrontato spese aggiuntive per adeguare i piopri locali agli standard di sicurezza nell’illusione e nella speranza che, con tali ulteriori esborsi e rispettando i protocolli studiati dagli esperti, si poteva e si sarebbe potuto continuare a lavorare senza ostacoli. Si e trattata di una mera ed effimere illusione che, alla resa dei conti, ha gettato nuovamente nello sconforto migliaia di imprenditori. Non va infine trascurato che la campagna vaccinale attualmente in atto e la progressiva immunizzazione della popolazione sono elementi da tenere in debita considerazione per rivalutare in chiave più permissiva la problematica in oggetto.
Non essendo oltremodo sostenibile il descritto stato di disagio imprenditoriale e di profonda crisi economica, si invoca a viva voce un intervento presso il Governo Nazionale affinchè, in considerazione delle ragioni esposte, siano nell’immediato revocate le vigenti misure restrittive consentendo la riapertura e la definitiva ripresa delle attività commerciali”.