Ragionare su una corretta gestione del ciclo dei rifiuti in Irpinia. È stato questo l’intento del numero uno di Confindustria Avellino, Giuseppe Bruno, che si è reso promotore di un dibattito sul tema, invitando i sindaci dei 118 comuni della provincia. Il ragionamento è partito dalla carenza di impianti.
“Servono come il pane - anche se l'associazione datoriale esprime qualche riserva sul sito di Chianche. “Un impianto del genere in un contesto di altissimo pregio come quello del DOCG del Greco di Tufo sarebbe un danno reputazionale incalcolabile – spiega Bruno – siamo più possibilisti su Savignano Irpino, a patto che ci sia la possibilità di non consumare suolo” .
La tesi di Confindustria è sposata in pieno anche da Legambiente e dal vice governatore Bonavitacola. “So che l’Ato si sta impegnando e che il presidente Tropeano ha annunciato che finalmente partirà il piano rifiuti per questo territorio. Ma è un anno che ne stiamo parlando - tuona Buonavitacola – ma vi sembra una cosa normale?. Basta con l’”impiantofobia”.
"Bisogna farli per valorizzare gli scarti agricoli – aggiunge Maria Teresa Imparato – altrimenti a cosa serve fare una raccolta differenziata che pure qui in Irpinia ha prodotto numeri estremamente positivi. Gli impianti serviranno anche a contrastare il fenomeno delle ecomafie".
Tra i relatori anche l'ex deputato Chicco Testa, presidente di Assoambiente. "I biodigestori sono assolutamente innocui. Purtroppo viviamo una sindrome tutta italiana, o meglio, tutta meridionale. Se non colmiamo questo gap abbiamo solo due soluzioni: portare i rifiuti al Nord o fuori Italia con un aumento considerevole dei costi. Non sono centrali nucleari, per cui mi auguro prevalga il senso di responsabilità e la possibilità di risparmiare un qualche milione all’anno che poi deve essere ripagato dai cittadini”.