Essiccatoio di castagne: scoppia il caso a Guardia Lombardi

La lettera dell'architetto Donato Luongo a Ottopagine

"L'ecomostro è stato regolarmente autorizzato e da oggi sovrasterà la Piazza di questo ridente paese irpino per poter consentire alle castagne di Montella di essiccare in modo perfetto. "

Guardia Lombardi.  

 

Riceviamo e pubblichiamo: "Chi vi scrive è un Guardiese che pur non potendo vivere più  il suo paese d'origine lo porta sempre nel cuore e cerca sempre, nel suo piccolo, di essere attento ai fatti che si susseguono quotidianamente in questa piccola comunità.

Su una pagina di Facebook frequentata da soli Guardiesi (guardiesi si nacque, ed io lo nacqui) è scoppiata in questi giorni  un'animata discussione sulla costruzione, a più piani, di un essiccatoio di castagne che è sorto come un fungo sulle pendici del monte Cerreto. Monte che sovrasta l'intero paese e che, per i guardiesi, è sinonimo di paesaggi splendidi e vedute mozzafiato. La discussione ha toccato anche argomenti come la tutela del paesaggio e dell'ambiente ma soprattutto ha infastidito la comunità sul fatto che la costruzione sia venuta a realizzarla un Montellese. 
In effetti la costruzione rovina il paesaggio e va a ledere la beltà del posto, ma tutto sommato fa da contraltare all'antenna che si erge, già da decenni, sull'altro versante del monte.
Vi scrivo queste poche righe perché non solo da sempre il vostro giornale è attento a questi scempi che si susseguono annualmente nella nostra provincia ma anche per eliminare dal campo dei sospetti, con il suo interessamento, le illazioni che in questo periodo (campagna elettorale) si stanno organizzando a favore e contro delle varie amministrazioni che si sono succedute sul Comune. 
Resta di fatto che l'ecomostro è stato regolarmente autorizzato e che da oggi sovrasterà la Piazza di questo ridente paese irpino per poter consentire alle castagne di Montella di essiccare in modo perfetto. 

Scusate lo sfogo ma siete gli unici a cui ho pensato per non far passare inosservato questo scempio. Termina così la lettera dell'architetto Donato Luongo.