Comitato Uniamoci per l'acqua: "Ma fino a quando resteremo in silenzio?"

Riflessione prima del convegno di Solofra in programma il prossimo 22 marzo

comitato uniamoci per l acqua ma fino a quando resteremo in silenzio

Riceviamo e pubblichiamo

Ariano Irpino.  

"L'acqua, il bene più prezioso per l’umanità, sta per diventare l’ennesima vittima della logica del profitto e della privatizzazione. La recente approvazione da parte del Consiglio Regionale della Campania della costituzione della società mista pubblico-privata "Grandi Reti Idriche Campane Spa" rappresenta l’ultimo atto di un processo di spoliazione che ha visto il progressivo esproprio della risorsa idrica dalle mani dei cittadini per consegnarla alle multinazionali.

L’Irpinia, da madre generosa d’acqua, è diventata una terra saccheggiata, umiliata e privata della sua ricchezza naturale.

La cessione delle sorgenti di Cassano Irpino e Baiardo a Montemarano alla Regione Campania, per risolvere i debiti dell’Alto Calore Servizi, non è stata una soluzione, ma una capitolazione. Un’amputazione dolorosa, come la definì l’allora amministratore unico Michelangelo Ciarcia: "la perdita di un braccio per un essere umano". E così, l'acqua, che un tempo scorreva libera e pubblica, ora sarà gestita da colossi come Suez, Italgas e Acea, pronti a contendersi un affare da 138 milioni di euro". E' quanto scrive in una nota il Comitato Uniamoci per l'acqua.

"La giunta di Vincenzo De Luca ha deciso che l’acqua non può più essere gestita direttamente dalle istituzioni pubbliche, ma che il privato sia indispensabile per l’efficienza, la tecnologia e il finanziamento delle infrastrutture. Una narrazione già sentita in tutte le privatizzazioni che hanno attraversato l’Italia negli ultimi decenni: l’energia, le autostrade, le telecomunicazioni, la sanità, i trasporti. Tutto è stato sacrificato sull’altare del mercato, con il risultato che oggi il cittadino paga di più per servizi peggiori.
E l'acqua? Era l’ultimo baluardo rimasto, il diritto inalienabile, il bene comune per eccellenza. Dopo la storica vittoria referendaria del 2011, in cui il popolo italiano disse chiaramente "No" alla privatizzazione dell’acqua, si è trovato il modo di aggirare la volontà popolare con escamotage burocratici e finanziari. La società mista è la finta soluzione per dire "è ancora pubblica", mentre di fatto sarà il privato a dettare le regole.

Per l’Irpinia, questa privatizzazione è più di una sconfitta economica: è la perdita della sua identità. Un territorio ricco d’acqua, che ha dissetato per decenni le regioni vicine senza mai ricevere adeguati ristori, si trova ora a doverla comprare a prezzi di mercato dalle stesse multinazionali che hanno preso possesso delle sue sorgenti.

Non è solo un problema economico, ma un’umiliazione politica. La gestione dell'acqua in Campania diventa l'ennesimo feudo dei grandi potentati economici, con il pretesto dell’efficienza e della modernizzazione. Ma cosa succederà quando le tariffe aumenteranno? Quando la manutenzione sarà insufficiente? Quando gli investimenti promessi non arriveranno?

L’acqua è solo l’ultimo tassello di un disegno più grande. Dopo l’acqua, cos’altro sarà privatizzato?

Comuni, province, regioni, persino il governo? Siamo sempre più governati da logiche aziendali, dove i cittadini non contano più nulla e le decisioni vengono prese dai consigli d’amministrazione di multinazionali senza volto. Siamo passati dall’essere padroni delle nostre risorse a diventare schiavi di un sistema che privilegia gli interessi finanziari rispetto ai diritti fondamentali.

Il convegno del 22 marzo a Solofra sarà forse l’ennesima passerella di politici e tecnici che parleranno di "sostenibilità", "innovazione" ed "efficienza". Parole vuote per coprire la realtà: l’acqua dell’Irpinia, e della Campania tutta, non appartiene più ai suoi cittadini. Ma fino a quando resteremo in silenzio? Fino a quando accetteremo di pagare per ciò che era nostro? Perché dopo l’acqua non resterà che una cosa da privatizzare: l’aria che respiriamo".