Sidigas, Il tribunale del Riesame: confermati i sequestri a Gianandrea De Cesare

Ad accogliere il ricorso dei legali di De Cesare a maggio scorso, i giudici della Suprema Corte

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Avellino.  

di Paola Iandolo 

I beni di Gianandrea De Cesare rimangono sequestati.  A deciderlo i giudici del Tribunale del Riesame di Avellino, misure reali presieduto dal giudice Gianpiero Scarlato. I giudici hanno nuovamente rigettato il ricorso contro il sequestro di circa otto milioni di euro nella disponibilità personale dell’ex patron di Sidigas Gianandrea De Cesare, difeso dagli avvocati Claudio Mauriello e Olindo Preziosi.

Il Riesame bis

A maggio scorso, i giudici della Corte di Cassazione avevano accolto il ricorso presentato dai legali di Gianandrea De Cesare (Olindo Preziosi, Claudio Mauriello e Valerio Freda) annullando la decisione del tribunale del Riesame di Avellino e rispedendo gli atti ad una nuova sezione. Nell’unico motivo di appello i legali di De Cesare avevano  chiesto la  restituzione dei beni di Gianandrea De Cesare, visto che erano stati sottoposti a sequestro dal pubblico ministero senza preliminarmente tentare l’esecuzione diretta del sequestro sui beni della Sidigas S.p.a. La difesa di De Cesare aveva sempre messo in evidenza che - al momento della esecuzione della misura cautelare - i conti correnti della società avevano un saldo positivo di circa 3.358.385,91 euro. noltre erano stati sottoposti a sequestro i gasdotti appartenenti alla Sidigas, del valore di euro 33.302.490,41, in quanto ritenuti profitto del reato, derivando la loro realizzazione dal mancato versamento dei debiti erariali, rateizzati ma non pagati.

Nonostante ciò, erano stati sequestrati per equivalente beni del ricorrente De Cesare del valore complessivo di euro 8.113.776,86, omettendo di considerare i beni sequestrabili in via diretta. Una tesi che per i giudici della Cassazione era fondata. Non è escluso che i legali di De Cesare impugnino novamente la decisione del tribunale del Riesame, sezione reale, presentando un nuovo ricorso davanti ai giudici della Suprema Corte.