di Paola Iandolo
Gli avvocati delle parti civili nel processo denominato Aste OK a partire da Francesco Saverio Pugliese (Associazione Antiracket SOS Impresa), Roberto Vetrone, Francesco Maria Confessore, Antonella Zotti, Francesco De Cicco, Nicolina Muccio in merito al ricorso presentato dalla DDA di Napoli per “abnormità” dell’ordinanza emessa dal Tribunale di Avellino il 27 aprile 2024 e rigettato dalla Corte di Cassazione in Camera di Consiglio il 12 luglio 2024 ritengono quanto segue: “In particolare, all’esito del processo è emerso che in relazione al periodo oggetto di sviluppo investigativo da parte dell’ufficio di Procura della DDA e sulla base di prova certa così come indicato nell’ordinanza impugnata dalla stessa, i principali imputati e loro affiliati dell’associazione criminale nella provincia irpina avrebbero operato avvalendosi di una forza d’intimidazione atta a dimostrare la capacità concreta del sodalizio e di incutere timore; tali circostanze sono state percepite dalla comunità civile tutta, a dimostrazione dell’efficienza del gruppo criminale.
In ragione di tali riscontri accusatori in data odierna il Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato il sequestro bis della Direzione Distrettuale Antimafia della città partenopea nei confronti dell'organizzazione criminale avellinese notoriamente conosciuta come il clan delle aste. Non a caso il Procuratore Henry John Woodcock e la co-procuratrice Simona Rossi, hanno ribadito la gravità delle accuse e l'importanza del sequestro nel contesto della lotta alla criminalità organizzata nella nostra regione”. A questo punto i legali concludono nel loro comunicato stampa, ribadendo la loro piena fiducia nella Giustizia e attendono “un nuovo processo che dovrà svilupparsi su temi di prove diverse per accertare se accanto all’associazione criminale già interessata da diversa sentenza, abbia operato un altro sodalizio criminale nel medesimo periodo”.