Non ha santi in paradiso Ernest, non ha riflettori mediatici su di lui, la sua morte nel buio e nella solitudine di una fredda e triste notte di novembre non fa notizia, non scomoda e impietosisce nessuno, non ha al suo fianco associazioni che si riempiono la bocca nel parlare di solidarietà, accoglienza integrazione, è solo un povero nigeriano. Da sabato scorso egli giace in una cella frigorifero dell'obitorio dell'ospedale Sant'Ottone Frangipane di Ariano Irpino.
Il suo corpo senza vita, ritrovato dalla polizia e dalla polfer di Benevento all'interno della galleria di Pianerottolo a seguito dell'impatto fatale con un treno in transito lungo la tratta ferroviaria Benevento-Foggia. A fare la triste scoperta erano stati alcuni operai.
Senza fissa dimora, sembrerebbe che l'uomo di 30 anni, nei giorni precedenti, aveva tentato di sfondare il vetro di un convoglio ferroviario per ripararsi dal freddo. Dagli inquirenti della procura di Benevento che conducono le indagini, nessun segnale. Tutto tace.
Un dramma nel dramma. Ernest è morto nell'indifferenza più totale, da parte di tutti, istituzioni e associazioni, chiesa e non è dato sapere ora quale sarà il destino della sua salma dimenticata. Dove sono le associazioni arianesi che organizzano convegni passerelle, mega giornate contro la violenza sulle donne per poi lasciarle sole tutto l'anno nel loro dramma, giornate del rifugiato, sulla legalità e manifestazioni varie solo per mettersi in mostra e poi sparire nel nulla.
Una vicenda che ci riporta alla mente proprio in quell'obitorio dell'ospedale Frangipane la tragedia dei curdi in autostrada a Mirabella Eclano, il cui rimpatrio nelle loro terre lontane e martoriate avvenne solo grazie alla sensibilità umana del compianto Giovanni Maraia e Antonio Ninfadoro.