di Andrea Fantucchio
Un proiettile sparato da distanza ravvicinata. Qualche centimetro più in là e non ci sarebbe stato scampo. Così hanno detto i medici che lo hanno operato d’urgenza dopo che il colpo lo ha ferito poco distante dalla scapola. Oggi per gli investigatori si è chiuso il cerchio intorno al tentato omicidio di Vincenzo Grasso, 37 anni, di Pago del Vallo di Lauro. A finire in manette Angelo Vitale, 39 anni, anche lui di Pago, già noto alle forze dell'ordine, amico di vecchia data della vittima. Arrestato dai carabinieri di Baiano, agli ordini del comandante Gianluca Candura, con l’accusa di tentato omicidio e maltrattamenti in famiglia. Anche se la pistola che ha esploso il colpo non è stata mai trovata.
Sarebbe soltanto uno il bossolo rinvenuto nel giardino dell’abitazione della vittima anche se i carabinieri ipotizzano che l’indagato abbia sparato più volte. L’agguato è avvenuto nella notte fra il 15 e il 16 febbraio. A lanciare l’allarme la moglie di Grasso che ha visto il marito sanguinante. Il 118 lo ha trasportato in codice rosso all’ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino. Dove i medici hanno salvato la vita al 37enne. L’uomo, quando è uscito dal coma farmacologico, non ha voluto sporgere denuncia. Un’omertà - che come hanno dichiarato dagli investigatori in conferenza stampa - è stata riscontrata anche da parte degli altri testimoni ascoltati.
A mettere i carabinieri sulla pista giusta sono state una serie di intercettazioni ambientali e telefoniche, che sono valse anche l’accusa di maltrattamenti a carico dell’indagato. Decine gli episodi contestati. I militari della stazione di Lauro, coordinati dal comandante Francesco Savarese, più volte sono intervenuti in casa del 39enne ma nessuno ha voluto sporgere denuncia. La vittima dell’agguato - secondo gli investigatori - avrebbe pagato proprio il tentativo di fare da “paciere” nella coppia. Anche se ora toccherà all’indagato, se non deciderà di restare in silenzio, offrire la sua versione dei fatti dinanzi al giudice per le indagini preliminari Paolo Cassano.
“Abbiamo lavorato in un difficilissimo contesto segnato dall’omertà dei protagonisti della vicenda. Per questo il lavoro svolto dai carabinieri è stato particolarmente difficile e prezioso. Invitiamo sempre le vittime a farsi avanti e denunciare”, ha spiegato a margine della conferenza stampa di questa mattina il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Massimo Cagnazzo.