Pietro Di Biasi, il medico gentiluomo: il ricordo a 13 anni dalla scomparsa

"Ha toccato gli animi dei pazienti che ancora oggi lo piangono"

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Guardia Lombardi.  

"Il tempo sembra essersi fermato nel ricordo del cardiochirurgo irpino Pietro Di Biasi, scomparso il 13 aprile 2012 a Milano, nel pieno di una carriera di successo e di una ricca vita familiare, con due figli, Rocco e Laura, ancora piccoli. Tutto troncato di colpo da una malattia oncologica che ha chiuso la porta al futuro. Ma la sua testimonianza, i valori in cui credeva, l'immagine che ha lasciato nella comunità di Guardia dei Lombardi, paese d'origine della sua famiglia, e in Lombardia e in Emilia, territori della sua vita professionale, sono vivi e attuali più che mai. Così lo ricorda il sindaco di Guardia, Francescantonio Siconolfi, che nel 2022 gli attribuì la cittadinanza onoraria alla memoria: 'Le persone buone d'animo, gentili e generose, oltre che brillanti professionalmente, sono e rimarranno nel cuore di tutti, non solo di chi ha avuto la fortuna di essere loro amico'. 'Il suo operato - continua il sindaco - e il suo impegno professionale, il suo talento e la sua passione per la cardiochirurgia erano noti sin dai primi anni della carriera e gli hanno fatto raggiungere le vette più alte. Di Biasi ha toccato gli animi dei pazienti che ancora oggi lo piangono'.

Un cardiochirurgo che ha bruciato le tappe del successo, ma che non ha mai dimenticato le sue radici. Fondamentale, per conservare e diffondere la sua lezione di vita, l'opera del fratello, Maurizio Di Biasi, cardiologo, che ricopre l'importante incarico di responsabile dell’Unità semplice di Emodinamica e Cardiologia interventistica dell'Ospedale Fatebenefratelli Sacco - Polo universitario di Milano, fiore all'occhiello della sanità pubblica italiana. Anni fa Maurizio Di Biasi e i familiari hanno fondato l'associazione benefica “Pietro Di Biasi - Amici del cuore”, “con l'intento - spiega il fratello - di proseguire la sua opera di dedizione professionale nel confronti di persone che ne hanno bisogno e di sviluppare iniziative che l'avrebbero reso felice”. Tra le finalità dell'associazione, “la promozione delle attività medico-scientifiche e culturali coerenti con i grandi valori morali e lo spirito di curiosità del dottor Pietro Di Biasi. L'associazione, inoltre, riunisce tutti coloro che condividono con i propri cari il dolore e i problemi connessi alla malattia oncologica”. Una pietra miliare importante affinché non vada persa la lezione di Pietro.

Una carriera in rapida ascesa, quella del cardiochirurgo Di Biasi. Il fratello Maurizio ne ripercorre le tappe: “Diplomato alla Nunziatella, laureato in Medicina e specializzato prima in Chirurgia toracica alla Federico II di Napoli, poi in Cardiochirugia all'Università di Milano, sempre con il massimo dei voti, entrò giovanissimo nella Divisione di cardiochirurgia dell'ospedale Sacco di Milano, diretta dal professor Santoli, dove lavorò per tredici anni”. Una strada costellata da successi e sacrifici, “come quando vinse il concorso per assistente in Cardiochirurgia e diventò l'assistente più giovane d'Italia”. Ottenne anche il premio Donatelli-De Gasperis per il miglior lavoro in cardiochirurgia e la nomina a delegato della Società polispecialistica italiana di giovani chirurghi. Nel 1997, a 36 anni, si trasferì dal Sacco al nuovo centro di Cardiochirurgia dell'Irccs MultiMedica, che contribuì a fondare. Incessante la sua attività in sala operatoria, con migliaia di interventi di cardiochirurgia come primo operatore, ma anche di chirurgia polmonare e combinati cuore e carotidi, oltre a una ricca produzione scientifica con centinaia di articoli sulle più importanti riviste cardiochirurgiche internazionali. Ma Pietro era sempre alla ricerca di nuove sfide e nuovi stimoli: così . continua il fratello Maurizio - “passò all'ospedale di Legnano, un'ennesima prova professionale, interrotta purtroppo dalla tragedia della malattia, che affrontò con coraggio, nonostante, da medico, fosse perfettamente consapevole della prognosi. Era innamorato della sua famiglia e cercava di proteggere i figli”.

In questo vortice di impegni, spiccava per intensità il rapporto di Pietro con Guardia. 'Fin da quando era bambino - continua il fratello Maurizio - Pietro trascorreva, ogni anno, gran parte delle vacanze a Guardia, grazie all'ospitalità delle zie. Come medico e cardiochirurgo offrì sempre, in modo disinteressato, il suo supporto a tutti i guardiesi, rendendosi disponibile, sia in paese che a Milano, per risolvere i loro problemi cardiaci. Ad esempio, nel caso fosse necessario un intervento cardiochirurgico, Pietro non solo lo eseguiva con un ottimo risultato tecnico, ma si adoperava per far trascorrere la degenza del paziente nell’ambiente più “familiare” possibile. Ottenne riconoscimenti continui per il suo impegno professionale e la sua umanità”. Poi, nel 2012, la malattia oncologica che non gli ha lascito scampo, il dolore dei familiari, di amici e colleghi: “Pietro venne tumulato a Guardia - dice il fratello Maurizio - e fu commemorato qui: la comunità tutta ci è stata vicina e ci ha sorretto”. Un sostegno che non è mai venuto a mancare e che testimonia la ricchezza di valori della piccola comunità della montagna irpina, resistente con coraggio alle prove della vita. Oggi come tredici anni fa, Guardia abbraccia i familiari e gli amici dell'indimenticabile Pietro Di Biasi".