Tute blu in rivolta anche in Irpinia: "Stellantis mantenga gli impegni"

Sciopero generale del comparto dell'automotive: le parole di Morsa, Galano e Altieri

tute blu in rivolta anche in irpinia stellantis mantenga gli impegni
Avellino.  

Sciopero generale unitario del comparto dell'automotive nella giornata di venerdì e alla manifestazione in programma a Roma parteciperanno anche le sigle sindacali FIM-CISL, FIOM-CGIL e UILM-UIL del territorio irpino. "Il 18 scioperiamo in tutta Italia. Erano 40 anni che il settore automotive non scendeva in piazza per suonare la sveglia a Commissione Europea, al Governo italiano e a Stellantis. Siamo a un punto di non ritorno. - ha affermato il segretario generale di FIOM-CGIL Avellino, Giuseppe Morsa - Queste politiche industriali, che mancano da tempo, stanno generando gravi problemi al settore e il sindacato si assume ancora una volta la responsabilità, attraverso una nostra piattaforma, di scendere in piazza e rivendicare lavoro, cosa che manca da tempo sul nostro territorio. In provincia di Avellino la crisi si sente ancora di più, il numero degli occupati a Pratola Serra scende costantemente. La stessa cosa accade nelle aziende dell'indotto, Denso e Lima Sud, nella fattispecie, dove anche gli ammortizzatori sociali stanno finendo. Chiediamo intanto il blocco di tutti i licenziamenti e la possibilità di avere un piano per la transizione e, quindi, investimenti come accade in altri Paesi dell'Europa. Anche la regione Campania dovrebbe svegliarsi sostenendo le battaglie delle organizzazioni sindacali anche perché sul nostro territorio ci sono due stabilimenti importanti, Pratola Serra e Pomigliano, ma anche su questo vediamo distrazione. In passato è accaduto che c'è stato anche un sostegno al reddito da parte della Regione. In Piemonte accade, non capiamo perché non possa accadere anche qui in regione Campania. Quindi, scendiamo con la nostra rabbia, con le nostre idee, però vogliamo essere ascoltati, considerato che la politica è sonnambula e pensa a ben altro".

"Su 3500-4000 lavoratori la metà rischia il licenziamento"

"Se consideriamo che fra Stellantis e Denso e il piccolo indotto sono circa 3500-4000 lavoratori. Noi immaginiamo che circa la metà rischia il licenziamento. - ha aggiunto Gaetano Altieri, segretario responsabile di UILM-UIL Avellino-Benevento - Quindi, vi è la necessità in questo momento di porre con forza il problema per fare in modo che il Governo analizzi insieme al sindacato e al primo costruttore, Stellantis, quello che è il fenomeno per sostenerlo con un piano straordinario, ma soprattutto dobbiamo immaginare che da qui a 7-8 mesi tutti questi stabilimenti non avranno più a disposizione ammortizzatori sociali. Quindi, la prima cosa che chiediamo al Governo è di fare decreti per adottare ammortizzatori sociali in deroga ed evitare i licenziamenti. Ovviamente, queste misure devono essere accompagnate da una strategia precisa, dove anche il costruttore Stellantis si impegna a fare quegli investimenti per garantire una produzione di un milione di veicoli. Se, invece, guardiamo i dati ci accorgiamo che il 2024 sarà chiuso con una produzione di 500mila veicoli, tra questi 200mila veicoli commerciali e 300mila autovetture. E bisogna andare indietro di 70 anni per registrare un dato così negativo. Questo è eloquente per far capire qual è la difficoltà che oggi vive il settore automotive e la necessità di intervenire, altrimenti veramente ci ritroveremo di fronte a un grandissimo dramma sociale".

"Crisi epocale, rischi di un dramma sociale"

"Gli inviti sono stati fatti a tutti. Stiamo ancora attendendo con trepidazione la risposta del nostro Governatore De Luca, il quale al momento non ha dato ancora nessun cenno di adesione ad un invito che è stato fatto dai nostri segretari a livello regionale. - ha spiegato Luigi Galano, segretario generale di FIM-CISL Irpinia-Sannio - È una crisi epocale, chiunque oggi non la riconosca si sta estraniando da un momento particolarmente drammatico che richiede uno sforzo sinergico perché il quadro generale è drammatico ed è una lotta contro il tempo. Il fattore che impone che in questo momento si affondi sull'acceleratore delle nostre rivendicazioni è proprio il tempo. I termini dettati dalla Commissione Europea sono troppo stringenti e nel 2035, qualche costruttore già dal 2030 decide di trasferire tutta la produzione all'elettrico, comporterebbero ovviamente un impatto sull'occupazione e un dramma sociale che assolutamente non ha nessun tipo di precedente".