E' generoso e apprezzabile il tentativo del vescovo di Avellino monsignor Arturo Aiello di archiviare la brutta storia dei pacchi alimentari della Caritas - che sarebbero stati utilizzati in campagna elettorale per le amministrative ad Avellino - sostituendo l'incolpevole don Antonio Paradiso con tre diaconi alla guida dell'ente che negli anni è sempre stato vicino ai più deboli.
Sarebbe sbagliato mettere la polvere sotto il tappeto per chiudere una vicenda sconcertante che se fosse vera (lasciamo il beneficio del dubbio, anche se i rumors sono davvero imbarazzanti) sarebbe una grave offesa alla dignità delle famiglie che hanno bisogno e che si sarebbero dovute piegare alle insistenze del candidato di turno per concedere il voto. Insomma, siamo tornati ai pacchi di pasta dell'epoca Lauro. Ci saremmo aspettati una risposta più decisa e forse anche impopolare. Ma si poteva avviare un accertamento interno, verificare se le accuse lanciate da Gengaro in un'aula di consiglio comunale avessero un qualche fondamento invece di alzare un muro e parlare in maniera perentoria di "accuse ingenerose".
Gesù ha detto di non essere venuto per i giusti, ma per i peccatori. Se c'è stato chi ha sbagliato all'interno della Caritas - e non ci riferiamo ovviamente agli uomini di chiesa - beffando anche coloro che quotidianamente si spendono generosamente per i poveri sarebbe stato forse più giusto individuarlo. E semmai alla fine perdonarlo, anche se - ammettiamolo - aver utilizzato i pacchi alimentari per essere eletto è una cosa spregevole. Invece ora resta un'ombra, che nemmeno il silenzio imposto dal vescovo ai vertici della Caritas riuscirà a cancellare.