Avellino, dalla facoltà di non rispondere alle scuse alla città: è un attimo

L'inchiesta sulle tangenti. Forse l'ex sindaco Festa dovrebbe parlare a chi ha avuto fiducia in lui

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Avellino.  

Per anni abbiamo vissuto nel mito di Macchiavelli che ci suggeriva un pensiero chiaro: il fine giustifica i mezzi. Dunque non l'ha mai scritta questa frase l'autore del "Principe", è una fake news, eppure negli studi classici i docenti dell'epoca non facevano che ricordarci questo messaggio che in qualche modo ci consentiva di capire anche l'attualità. Non è così, allora. Anzi. Autorevoli studiosi oggi ci spiegano invece che è il vulgo, il popolino per intenderci, che non sembra interessato a come il Principe di turno raggiunge i suoi scopi.

Sembra un ragionamento fatto apposta per quello che si vive ad Avellino dopo che l'ex sindaco Gianluca Festa è caduto in disgrazia. Per settimane c'è stato chi ha giustificato anche che l'ex sindaco truccasse i concorsi oppure che spingesse gli imprenditori che hanno appalti con il comune a sponsorizzare concerti e kermesse di vario tipo. Per il "vulgo" andava bene così. In fondo "ha fatto rivivere la città". Ora che la maschera del Robin Hood è caduta (cit. Nello Pizza intervista a Otto Channel) cosa dobbiamo dire?

C'è una città tradita, un popolo di elettori che aveva dato fducia ad un novello rottamatore della politica irpina. Era un'illusione. Per gli avvocati meglio avvalersi in questa fase della facoltà di non rispondere. Giusto così. Ma nei confronti della città non sarebbe opportuno chiedere scusa e dire: "Ho sbagliato".