«Eravamo nati da pochi mesi quando l’8 ottobre 2021, in concomitanza dell'assemblea dei soci dell'Alto Calore presso lo spiazzale di Hotel de la Ville, avevamo preso parte a un presidio contro la privatizzazione dell’acqua oggi pubblica», esordisce così il circolo Legambiente Avellino - Alveare a poche ore dalla prossima assemblea dei soci di Alto Calore.
Oggi pomeriggio infatti, i sindaci dei comuni che detengono le quote dell’azienda si riuniranno per scegliere chi sarà il prossimo amministratore unico che andrà a ricoprire il posto del dimissionario Michelangelo Ciarcia. In pole position c'è il nome dell'avvocato avellinese Antonello Lenzi, su cui sembra convergere la maggioranza dei sindaci.
«Lo avevamo ribadito oltre due anni fa e lo ripetiamo oggi: sull’Alto Calore no a una privatizzazione e no al proseguimento di una gestione fallimentare come quella vista fin’ora».
«Il referendum del 2011 è un crocevia sacrosanto che va applicato senza se e senza ma. Siamo consapevoli - continua il circolo territoriale della Legambiente - che l’Alto Calore oggi sta vivendo una delle fasi più delicate della sua storia».
«Questo rafforza ancora di più la tesi di noi associazioni e comitati che da anni stiamo portando avanti queste battaglie: serve una scelta responsabile, di programmazione e di lungimiranza».
L’appello di Legambiente Avellino è rivolto proprio ai sindaci irpini che nel pomeriggio di oggi 21 marzo sceglieranno il nuovo amministratore unico di Alto Calore.
«Auspichiamo sia una figura tecnica e non politica. Oggi serve più che mai un profondo conoscitore del sistema integrato di gestione delle acque e soprattutto una persona che è consapevole del funzionamento e della gestione, così come dei pregi e dei difetti di Alto Calore».
Le prossime settimane saranno cruciali per la società irpina, soprattutto per la programmazione dell’assemblea dei creditori: «Per convincere i creditori serve credibilità e soprattutto un piano concreto e serio sul futuro dell’ente che non riguardi solo la risoluzione delle problematiche di tipo economico», conclude il circolo ambientalista.