Ferragosto, allerta Pronto Soccorso: "E ad Avellino chiusa medicina d'urgenza"

Guido Quici presidente Cimo Fesmed: continuità nella drammaticità nei pronto soccorso

ferragosto allerta pronto soccorso e ad avellino chiusa medicina d urgenza
Avellino.  

"Per Ferragosto mi aspetto la continuità nella drammaticità. Nei Pronto soccorso ci sarà sicuramente un iper afflusso di persone: basti pensare ai traumi della strada, a quelli nei luoghi di vacanza, immaginiamo gli ambulatori chiusi e le persone anziane sole. Non mi aspetto nulla di buono". Lo afferma all'agenzia Dire il presidente della Cimo-Fesmed, Guido Quici. "Nel periodo estivo, di norma- aggiunge- i Pronto soccorso sono abbastanza affollati. A maggior ragione quest'anno dopo che si è registrata una grande fuga di medici dagli ospedali, soprattutto dalle strutture di emergenza e dai Pronto soccorso: è chiaro che la situazione di carenza del personale si è aggravata ulteriormente". "Il secondo aspetto- prosegue- è che negli ultimi anni la recettività ospedaliera si è ridotta notevolmente: abbiamo, infatti, circa 39mila posti letto in meno. Se, dunque, un cittadino si reca in Pronto soccorso non ha la disponibilità di un posto letto dove possa essere ricoverato. Questo significa un allungamento dei posti di attesa". Il presidente Cimo-Fesmed pone poi l'accento sul 'problema estate', ovvero il grande afflusso di turisti, soprattutto nelle località di mare e montagna. "In questo caso- sottolinea- ci troviamo in situazioni davvero paradossali. Mi riferisco, ad esempio, all'ospedale Cardarelli di Napoli che, normalmente ad agosto registra 240 accessi al giorno in Pronto soccorso, ovvero un accesso ogni sei minuti. Il 35% di questi, dunque uno ogni 17 minuti, arriva in codice giallo o rosso, dunque in situazione abbastanza grave. Questi numeri dimostrano che gestire un paziente complesso ogni 17 minuti diventa davvero un grande problema. E tutto ciò avviene nell'ambito di un contesto che vede una enorme e gravissima carenza di medici". Ci sono altri due esempi che lo stesso presidente Cimo-Fesmed definisce 'emblematici'. "Ad Aosta- racconta Quici- gli accessi previsti sono mediamente 180 al giorno, in occasione del maggior afflusso che si registra durante l'estate. Poi non posso non citare il caso di Avellino, dove addirittura è stata chiusa la medicina d'urgenza per mancanza di medici, sono andati via tre medici e sembra che ne stiano per andar via altri tre. La chiusura della medicina d'urgenza ha avuto come effetto quello di intasare il Pronto soccorso. Piccoli esempi che sono però diffusi in tutta Italia". C'è poi un altro aspetto che preoccupa Guido Quici, quello relativo alla chiusura di numerosi ambulatori territoriali. "Le persone non possono fare altro che rivolgersi al Pronto soccorso, unica struttura che garantisce assistenza h24, 365 giorni all'anno. Il punto di riferimento per un cittadino che ha bisogno di cure e assistenza è sempre e soltanto il Pronto soccorso". Tutto questo non fa che ripercuotersi, negativamente, proprio sugli operatori del Pronto soccorso. "Sono frequenti i casi di medici che presentano forte stress lavoro-correlato. Sono proprio quei medici che ogni giorno forniscono assistenza a persone che hanno problemi oncologici e di tipo cronico. Senza dimenticare le cure fornite giorni fa agli anziani in occasione del grande caldo". Quici punta poi l'indice contro il ministero dell'Economia e delle Finanze. "Le regioni avevano chiesto di spostare temporaneamente parte delle risorse, dei beni e servizi che servono per finanziare le cooperative nel costo del personale, in modo tale da adeguare le risorse sul personale, un po' per le assunzioni, un po' per applicare il contratto di lavoro in maniera dignitosa, ma il Mef si è messo di traverso, ha bloccato il passaggio. In questo modo, però, si spenderà molto di più attraverso le cooperative per una cecità ottusa del Mef, che ormai perdura da oltre un decennio". "Per il Mef- sbotta inoltre Quici- la sanità non esiste, non esiste la sanità pubblica. Poi, come fatto lo scorso anno, daranno certamente 900 milioni al calcio. Mi chiedo, però, come sia possibile che non si riesca a tirare fuori un centesimo per sostenere la sanità pubblica. Non ci lamentiamo, però, se i nostri medici abbandonano i Pronto soccorso". "Mi meraviglio- conclude- di quei pochi colleghi che ancora vi rimangono, mi chiedo come facciano a resistere e a lavorare in condizioni pessime in posti super affollati, pieni di pazienti anche gravi, subendo spesso aggressioni fisiche e verbali. È una situazione insostenibile e del tutto inaccettabile ma, purtroppo, questo trend, del tutto incomprensibile, non può fare altro che continuare".