"Un centro commerciale di 26mila metri quadrati con all’interno un campo di calcio e intorno una infinita sequenza di luoghi dove celebrare moltiplicandolo il rito dell’aperitivo natalizio". Inizia così il durissimo documento firmato da App, Articolo Uno, Controvento, Pd, Sinistra Italiana, SiPuò.
"E’ questa l’idea di città che viene fuori dalle decisioni adottate dal sindaco Gianluca Festa e dalla sua amministrazione. Nel segno del cosiddetto brand Avellino: non meglio identificato programma di scanzonato marketing territoriale, già consegnato a ben due assessori e ora in attesa di più precise indicazioni da parte del neonominato titolare al ramo, la pugliese Barbara Politi. Deve essere qualcosa a metà tra la valorizzazione delle glorie sportive locali nientemeno – secondo quanto dichiarato in consiglio dall’assessore all’Urbanistica, Emma Buondonno - sullo schema di quanto sta facendo a Napoli la giunta di Gaetano Manfredi con lo stadio Maradona e la promozione dell’immagine di una terra dalle potenzialità - ahinoi – inespresse".
Una operazione che nasconde un intento semplicemente speculativo
Intanto, la città vive ulteriori giornate della sua stagione di superficialità, infantilismo, populismo e banalizzazione amministrativa. Ma, rispetto agli altri spettacoli del nulla a cui purtroppo si è assistito in questi anni, questo avrà un peso consistente nella vicenda avellinese. Se l’annuncio del nuovo assessore che dovrà occuparsi di inserire Avellino nel gotha della macchina universale degli eventi prevedibilmente finirà per consegnare al calendario soltanto qualche altro appuntamento enogastronomico, sprecando danaro pubblico e avvilendo chi davvero opera nel settore, il voto in consiglio comunale che ha decretato la pubblica utilità per il project financing dello Stadio Partenio-Lombardi apre le porte a una operazione che dietro la retorica ormai insopportabile della celebrazione dei miti calcistici nasconde un intento semplicemente speculativo.
Non è questo lo stadio di cui ha bisogno la città di Avellino
Avellino ha bisogno di un nuovo stadio. Ma non della gigantesca struttura ipotizzata dal project financing intestato alla D’Agostino Angelo Antonio Costruzioni Generali. Avellino ha necessità a rimodernare i propri servizi.
Ma non può accettare supinamente, e magari con soddisfazione, una proposta che va a tutto vantaggio dell’impresa costruttrice a cui andrà l’esenzione delle tasse Imu e Tari e degli oneri di urbanizzazione, con pagine oscure riguardanti gli espropri delle aree attigue, il recupero dei vantaggi nei ribassi, i ricavi che verranno dall’utilizzo dell’impianto. A dispetto delle osservazioni che il professore Fabio Amatucci – consulente del Comune - ha pure manifestato, la maggioranza è andata avanti nel suo intento, senza chiarire, sciogliere nodi, rispondere. Parte della documentazione è risultata addirittura scandalosamente secretata.
Bisogna reagire e creare le condizioni del cambiamento
La variante così adottata fissa un inquietante punto fermo nel disegno urbano, surrettiziamente modificato dall’assessore Buondonno: colloca in un’area già fortemente sottoposta a uno stress di mobilità una struttura assolutamente fuori misura per le dimensioni e le necessità cittadine, vincola il Piano urbanistico comunale portandolo di fatto nella direzione del consumo dissennato di suolo, consegna ad Avellino un mastodonte inutile e dannoso.
Un atto del genere ha comunque un merito. Rivela definitivamente il volto e gli intenti del sindaco Festa e della sua maggioranza. Ora tutto è più chiaro e diventa indispensabile e urgente reagire creando le condizioni per il cambiamento.
Il documento è firmato App, Articolo Uno, Controvento, Pd, Sinistra Italiana, SiPuò