"Sui femminicidi abbiamo veramente fatto il possibile, sia come attività preventiva per incentivare il codice rosso e accelerare i termini, sia nell'aspetto repressivo, abbiamo introdotto il reato di femminicidio, cosa che ci è costata anche qualche critica. Purtroppo il legislatore, e la stessa magistratura, possono arrivare entro certi limiti a reprimere questi fatti che si radicano nell'assoluta mancanza, non soltanto di educazione civica ma anche di rispetto verso le persone, soprattutto per quanto riguarda giovani, o giovani adulti, di etnie che non hanno la nostra stessa sensibilità verso le donne".
Queste parole scandite dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, rispondendo ad una domanda di Otto Channel (canale 16), hanno scatenato una vera e propriua bufera politica.
“Le parole di Nordio sono indegne e vergognose per un ministro della Giustizia, rasentano l’eugenetica, e dimostrano la totale assenza di cognizione di questa piaga sociale. Dire che alcune etnie non hanno la nostra sensibilità verso le donne è falso e pericoloso. Non è l’etnia ad ammazzare, è la cultura patriarcale e del possesso dell’uomo nei confronti della donna, che la destra continua a ignorare o, peggio, a negare. Nordio dovrebbe sapere, peraltro, che quasi il 94% dei femminicidi in Italia è commesso da uomini italiani. Se Meloni e i suoi ministri vogliono davvero contrastare la violenza di genere, investano in prevenzione ed educazione con progetti seri di educazione all’affettività in tutti i cicli scolastici”. Così Alessandro Zan, responsabile Diritti nella segreteria Pd ed europarlamentare.
"La questione etnica non ha nulla a che vedere con femminicidi e violenza sulle donne. Ridurre il tema della violenza sessuale o dei femminicidi a questione di nazionalità non tiene conto della complessità di un fenomeno dalle radici antiche. Chiamare in causa presunte provenienze etniche come base di comportamenti criminali - come ha fatto il ministro della Giustizia Carlo Nordio - significa andare alla ricerca di capri espiatori e nemici. Le statistiche aiutano a decostruire i pregiudizi". Lo sottolinea in un comunicato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone.
"I detenuti stranieri sono in calo rispetto a quindici anni fa, sia in termini relativi che assoluti. Oggi sono circa il 31% del totale della popolazione detenuta contro il 37% di qualche anno addietro. E se guardiamo agli stranieri regolarmente presenti nel territorio - prosegue Gonnella - i tassi di detenzione sono addirittura più bassi rispetto agli italiani. Una ragionata politica di regolarizzazione di molti immigrati contribuirebbe a creare una società sicura. Gli stranieri sono tendenzialmente condannati per reati meno gravi rispetto agli autoctoni ma non per questo diremmo mai che gli italiani sono tutti tendenzialmente potenziali criminali". "I femminicidi commessi da stranieri sono risultati in calo tra il 2023 e il 2024. Secondo i dati Eures sarebbero diminuiti nei primi 11 mesi del 2024 da 23 a 16. Gli stranieri costituiscono il 18% del totale degli autori di femminicidi. 16 donne sono state uccise da stranieri, su un totale di 87 donne uccise in famiglia". conclude Gonnella.