E' stato condannato a dieci mesi di reclusione per diffamazione e violenza privata il sindaco di Pontecagnano Ernesto Sica. Il provvedimento arriva nell'ambito del filone sulla diffamazione all'ex presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. Per Sica e l'ex sottosegretario Nicola Cosentino i giudici hanno disposto un risarcimento simbolico in favore di Caldoro, che si era costituito parte civile, di un euro. Lo hanno deciso i giudici della nona sezione penale del tribunale di Roma chiamati a decidere sull'inchiesta P3. E' emerso dalle indagini come Sica, in vista delle elezioni regionali del 2010, avesse preparato un dossier per screditare la figura di Caldoro per favorire la candidatura di Nicola Cosentino. La fascia tricolore di Pontecagnano in passato aveva anche chiesto scusa per il suo comportamento, ammettendo le sue colpe sul dossier.
“Ho già più volte chiarito all’autorità giudiziaria la mia posizione nella vicenda Caldoro e sono pronto a ribadirla. E’ una parentesi che ho chiarito in più occasioni assumendomi la responsabilità di un grave errore per il quale ho pagato un prezzo altissimo sia da un punto di vista umano che politico. L’inchiesta riguarda un documento totalmente falso redatto per indebolire la candidatura a presidente della Regione di Stefano Caldoro ed aprire uno scenario politico diverso anche per il sottoscritto. In quel momento lo scenario era in continua evoluzione. E io ero pronto a fare la mia parte forte di un consenso elettorale che mi sono conquistato negli anni. Per fortuna è andata diversamente e la Campania ha avuto, con Caldoro, un ottimo presidente”.
I due poi si erano chiariti, almeno formalmente, Sica aveva anche chiesto scusa a Caldoro, scuse accettate dall'ex governatore. “Riconosco a Caldoro grandi qualità politiche e umane – aveva precisato la fascia tricolore di Pontecagnano-. E’ un galantuomo d’altri tempi, a cui ribadisco la mia stima personale e politica. Credo che sia una delle intelligenze più dinamiche del nostro Paese. Aver accettato le mie scuse vale per me più di ogni altra gratificazione politica”.
S.B.